Polino è un piccolissimo comune nel cuore della Valnerina ternana. Con poco più di 200 abitanti potrebbe, all’apparenza, sembrare uno dei tanti pacifici borghi nascosti d’Italia. Eppure, Polino, è un paese ricco di cultura e circondato da tantissimi reperti storici, oltre che essere immerso nella splendida natura della valle del Nera.
Il borgo di Polino sorge in epoca medioevale come feudo della famiglia Polini. Divenne rapidamente un luogo di importanza strategica, arroccato sulle montagne e terra di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Proprio per la sua posizione strategica come avamposto fortificato, nel tardo XII secolo la famiglia Polini fece erigere nel centro del paese la Rocca che ancora oggi sovrasta l’abitato. A partire dal Duecento l’amministrazione del borgo passò alla famiglia degli Arroni prima di passare nelle mani vaticane, sotto il controllo di Spoleto, e poi sotto occupazione Angioina nel 1333. Dopo numerosi passaggi di proprietà, nel Cinquecento, la famiglia ternana dei Castelli acquistò e prese possesso di Polino e della sua rocca. A testimonianza di questo periodo, ancora oggi nei pressi della rocca è rimasta intatta una fonte pubblica costruita dai Castelli nel 1615.
Nel ‘700 Polino subì un ulteriore cambiamento di amministrazione, finendo sotto il controllo della famiglia aretina degli Albergotti. Sotto il controllo della famiglia di Arezzo, a partire dal 1728, nelle montagne intorno a Polino furono scavate diverse miniere di ferro, argento e oro utilizzati per coniare monete per Papa Clemente XIII. Proprio una di queste miniere, la Cava dell’oro di Polino, è stata riscoperta recentemente e inclusa in un trekking a pochi chilometri dal paese.
Poco sopra il paese, interamente scavato nella roccia del Colle della Croce, risiede l’Eremo di Sant’Antonio, dedicato a due santi dallo stesso nome, Sant’Antonio da Padova e Antonio Abate. Edificato nel XII è costituito da due piccoli vani, uno in muratura più recente e uno più antico completamente ricavato scavando nella roccia viva. In una piccola nicchia si trova ancora in buone condizioni un’immagine di Antonio Abate risalente al 1681, mentre altri affreschi e immagini nella roccia, antecedenti al XV secolo, sono ormai poco visibili a causa della parziale fusione della roccia. Al di fuori dell’eremo, la facciata è stata eretta intorno al Cinquecento.
L’Eremo di Sant’Antonio è un luogo particolarmente importante per gli abitanti di Polino e dei paesi limitrofi. Ogni anno due processioni, una il 17 gennaio e una il 13 giugno partono dall’abitato in direzione della chiesa nella roccia in celebrazione dei due santi.
Oltre al breve tragitto dal paese di Polino all’Eremo di Sant’Antonio sono diversi i percorsi che si possono percorrere a piedi. Nei pressi di Polino, infatti, oltre a numerosi reperti storici è possibile effettuare dei trekking immersi nella spettacolare natura dell’Umbria e in particolar modo nella vegetazione fitta e rigogliosa della Valnerina.
Uno di questi è il trekking da Polino a Salto del Cieco, dove è possibile visitare i resti dell’antica dogana di confine tra il Regno Borbonico di Napoli e lo Stato Pontificio. È una testimonianza particolarmente interessante di come funzionassero in passato alcuni istituti burocratici, soprattutto quelli delle terre di confine. Sono ancora visibili i locali utilizzati per controllare le merci provenienti da luoghi come Foligno, Spoleto o Firenze e dirette a Napoli. Tra le altre cose interessanti da vedere anche gli edifici in cui risiedevano le guardie di frontiera e le celle in cui venivano tenuti i detenuti in transito.
Per raggiungere Salto del Cieco da Polino si parte dalla piazza principale del paese, dove si trova la fontana seicentesca dei Castelli, e ci si dirige verso nord. Arrivati al bivio con il sentiero per l’Eremo di Sant’Antonio si sceglie il sentiero sulla sinistra, che procede in piano tagliando orizzontalmente il Colle della Croce e arrivando dopo circa un chilometro ad un bivio con il sentiero 614, quello da prendere, sulla destra. Si cammina un altro po’ prima di arrivare alla Cava dell’oro di Polino, recentemente riscoperta e dove, nel ‘700, si estraeva il materiale aureo per coniare gli scudi di Clemente XIII.
Dopo aver visitato l’area della cava si prosegue lungo il sentiero, sostanzialmente poco più a valle della strada asfaltata, prima di incrociare la strada comunale Castellone-Salto del Cieco, che si percorre per qualche centinaio di metri prima di raggiungere la Dogana, al vecchio confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. Si ritorna per lo stesso percorso dell’andata.
Sempre dal piccolo borgo di Polino si può partire a piedi per un lungo, ma facile, percorso di più giorni che porta ad attraversare la spettacolare bellezza della Valnerina, percorrendo un tratto dell’antica via commerciale che scorreva proprio tra la valle del Nera e la Piana di Leonessa. A spasso nelle bellissime foreste che separano Polino a Cascia ci si immerge in una natura rigogliosa e selvaggia, alternata da piccoli e bellissimi borghi antichi come Monteleone di Spoleto e Roccaporena prima di arrivare a Cascia. Da qui si entra nello splendido Parco nazionale dei Monti Sibillini e si attraversa Norcia per poi terminare il trekking a Castelluccio, un minuscolo paese, oggi distrutto dal sisma del 2016, che troneggia sull’omonima piana, molto famosa per la sua fioritura.
Per chi fosse alla ricerca di un’esperienza più spirituale, in una notte di luglio si può prendere parte ad un evento particolarmente importante per la tradizione religiosa umbra. Si tratta del pellegrinaggio notturno da Polino a Cascia. 25km a piedi sotto il cielo stellato da percorrere sotto l’illuminazione della luna piena e con ritorno a Polino la mattina successiva. Il pellegrinaggio non si compie tutti gli anni e la data cambia a seconda del periodo di luna piena. Per questo è necessario cercare su internet informazioni sull’anno corrente e sullo svolgimento o meno della processione.
Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.
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