MTB sul Monte Amiata, un teatro naturale in cui si incontrano paesaggi, arte e cultura in un setting unico. Un antico vulcano che regale emozionanti visioni in ogni periodo dell’anno: i colori e i profumi della primavera, l’esuberanza della vegetazione in estate, l’arcobaleno di calde cromie in autunno, il candore che trasforma neve e ghiaccio in ricami sorprendenti.
Un luogo davvero speciale per chi ama la mountain bike grazie a tutta una serie di sentieri che disegnano il territorio. Tutti insieme, gli antichi tracciati usati in passato da cercatori di funghi e boscaioli si estendono per ben 215 chilometri. L’anello del Monte Amiata, invece, è un percorso circolare di circa 30 chilometri. Si dirama tutt’intorno al cono vulcanico, a un’altitudine tra i 950 e i 1300 metri, immergendosi in boschi misti di faggio, castagno e querce.
Qui viene organizzato ogni anno il Gran Fondo Re Ratchis, una delle gare professionistiche di mtb più famose d’Italia. Il percorso è abbastanza impegnativo, quasi “incastrato” tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, con suggestivi scorci panoramici. Un ambiente mutevole tra strade sterrate e tratti rocciosi, vecchie mulattiere e strade nel bosco. Qui si ammira la flora superba e si incontrano vari animali: caprioli, daini, cinghiali, scoiattoli, falchi e poiane. Si può scegliere di farne alcuni tratti soltanto o tutto in una volta: pedalabile all’80% circa, lo si compie in 5-8 ore.
Si parte in discesa da Abbadia San Salvatore, città delle mille fiaccole di Natale, dirigendosi verso via Fosso Canali e quindi verso la vecchia strada per Piancastagnaio. Qui, sotto il borgo medievale si trova tra l’altro il cosiddetto “Piatto delle Streghe”, un monumentale piatto di pietra peperina, attorniato da tante leggende. Si devia nel bosco, girando a destra, verso i poderi Sant’Antonio e Cipriana, tra castagni e pinete. L’ascesa è verso le sorgenti delle Metatelle, uno dei posti più incantati del percorso.
L’ambiente cambia continuamente a seconda della maggiore o minore percentuale degli alberi più presenti, faggi, castagni, querce. Prossima tappa è Fonte delle monache, dove è possibile fermarsi per apprezzare l’acqua come facevano un tempo le religiose di un antico monastero. Si prosegue in un’area caratterizzata da single track fino alla piana dell’Arcù, area attrezzata per pic-nic e per fermarsi a riposare. L’itinerario tocca luoghi interessanti, come la Fonte di Katana e la Madonna del Camicione. Il curioso nome deriva da quello di un montanaro che si salvò la vita dopo aver incontrato il diavolo e invocato la Vergine Maria.
Si va avanti per la Capanna di Pietro e la Fonte Capo Vetra, rifugio forestale e luogo attrezzato.
Dopo aver oltrepassato località Pian dei Renai si giunge in un punto panoramico davvero DOC, ovvero Pocce dell’Angiolla. Nella zona ci sono rocce di trachite dalle forme particolari, da toccare come buon-augurio: da qui nelle giornate più serene è addirittura possibile vedere il lago di Bolsena. Si è ormai nelle ultime battute dell’anello, con l’arrivo in località Acqua passante. Una fonte dal tipico odore, a valle del paese termale di Bagni San Filippo.
Da qui si va avanti per l’incantata Chiesa dell’Ermeta, una cappella della fine del 1200: siamo a quota 1047 metri e secondo la leggenda proprio attorno alla cappella si sarebbero ritirate in solitudine la moglie e la figlia del re longobardo Rachis (quello che ha dato il nome alla famosa gara di MTB), Tassia e Rattruda, con la presenza di un crocefisso scolpito da un eremita nel nono secolo. A conclusione dell’anello, vale il piacere la piccola sosta per vedere il parco museo minerario che racconta la vita dei minatori impegnati ad estrarre il mercurio nonché di tutte le attività che occupavano la gente in zona.
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito GoodTrekking portando avanti la mia passione per il trekking e l'outdoor
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