Un giro a Punta Campanella: questo percorso ha una vista meravigliosa sull’isola di Capri

Adriano Bocci  | 24 Apr 2025
Punta Campanella e vista sull'Isola di Capri. Shutterstock_1430687537
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C’è un sentiero in fondo alla penisola sorrentina che guarda dritto per dritto Capri. È il tracciato di Punta Campanella, tra i più panoramici della zona. Non serve un granché di fantasia per capirne il motivo: il mare è ovunque, la costa traccia curve che si fanno ricordare, e il profilo dell’isola resta lì in bella vista, pure quando il cielo si chiude. Si parte da Termini (…non la stazione di Roma), si va per pietre antiche e vegetaziùn mediterranea. Volendo si può chiudere ad anello e tornare da un’altra via, il che è il nostro consiglio, ma pure solo fino alla torre il cammino ti vale la giornata: accessibile, un po’ esposta, non propriamente selvaggio ma bello per dir bello, se ami il mare e la storia che c’è incastrata dentro.

Trekking a Punta Campanella

Scheda tecnica

  • Punto di partenza: parcheggio sotto al Monumento ai Caduti, frazione Termini (Massa Lubrense)
  • Punto di arrivo: stesso punto (percorso ad anello)
  • Lunghezza: 7,26 km
  • Dislivello di salita: 440 m
  • Tempo di percorrenza: 3 ore 36 min
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Periodo dell’anno: da marzo a novembre

Mappa

Percorso

La partenza è da Termini, poco sotto al Monumento ai Caduti vicino a un paio di piccoli parcheggi (e un alimentari tecnico-tattico proprio all’inizio). I primi passi sono in salita su una stradella che porta subito a quota: già da poco il panorama comincia ad aprirsi e quando arrivi alla zona del Monte San Costanzo -non te ne accorgi, son poco meno di 500 metri s.l.m.) lo sguardo si allarga su tuttoCapri davanti, Vesuvio dietro, Ischia a ovest, e rilievi del Cilento.

Passi per la Chiesa di San Costanzo, obbligata per la vista e la quiete che regala. Da lì comincia la discesa verso Punta Campanella su fondo roccioso e un po’ esposto. Niente di -troppo- tecnico, ma tecnico: scarponi, attenzione e calma. A tal proposito, evita il percorso in piena estate per l’esposizione e in inverno per il possibile fango. Il fondo è misto, il tratto in discesa verso la torre chiede attenzione e piede fermo, vale la pena ripeterlo.

Punta Campanella. Shutterstock_2563873873

Lungo il crinale scendi fino all’imbocco della Grotta di Minerva (quella che viene chiamata Grotta delle Sirene) e poi fino al faro, ultimo bastione di terra prima del mare aperto. Qui ci trovi storia e leggenda, ne parliamo fra poco. Ordunque, il ritorno: si risale, in maniera un po’ più morbida. Dalla torre rientri verso Termini chiudendo l’anelo costeggiandoti l’altura sul lato nord-ovest. Il mare resta un po’ più in basso, da ritorno alla civiltà, risalendo verso al parcheggio tra gli uliveti e i tratti sterrati.

Non è scenograficissimo, ma chiude il cerchio: la salitona ce l’hai avuta all’inizio e la discesa poco dopo, ergo non sei arrivato cotto. Nota bene però, che se il percorso te lo sei già fatto e la discesa la conosci già, fallo al contrario: magari ci arrivi con la luce un po’ più bassa alla Chiesa di San Costanzo.

Curiosità su Punta Campanella

Punta Campanella, Monte San Costanzo. Shutterstock_2607963047

A Punta Campanella la storia non è un dettaglio, ma parte del paesaggio, cosa che vedrai. Il nome “Campanella” viene da una campana (così dicono) che avvisava di incursioni dal mare, quando la torre era davvero un avamposto. I pirati (i Saraceni principalmente, “mamma, li turchi” più dopo) sono stati un problema a lungo. A prescindere da ciò, la zona fu un importante luogo di culto, al che qui i Greci dedicarono un tempio ad Atena. I Romani, e non è una novità, non lo rimossero ma lo resero loro. Tutt’oggi sul Monte San Costanzo si cammina tra i resti, su un promontorio che qualcosa di sacro ce lo ha sempre avuto.

I miti resistono meglio del marmo: si dice che in queste acque Ulisse incontrò le Sirene, alla Grotta di Minerva (ci passi sopra, potresti arrivarci scendendo dalle scogliere, ma può essere pericoloso), e quando il vento si alza e Capri ti giudica da lontano ti viene voglia di crederci un po’. Al di fuori di ciò però qualcosa lo noti: l’area è tutelata e lo si vede, perché tra roccia e macchia mediterranea i silenzi sono interrotti principalmente dai gabbiani.

La biodiversità non si impone ma si lascia trovare: crescono lentischi, mirto, corbezzoli, puoi trovarci delle volpi, i gheppi sorvolano la costa, così come le donnole che tagliano il sentiero. A livello di mare ci trovi le praterie di Posidonia oceanica, ergo rifugio per stelle marine, ricci e banchi di pesci piccoli. Ci passano i delfini ogni tanto, anche se si spera sempre di trovare la Pinna nobilis, un’enorme conchiglia che ormai è rara.

Adriano Bocci
Adriano Bocci

Scrivo cose per professione. Paragono dettagli per passione. Accarezzo gatti per amore. Laurea in Comunicazione, classe '94, un uomo semplice: vedo cose belle, metto like. Poi mi incuriosisco, mi informo e vi rendo partecipi di dove crearvi bei ricordi.



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