A piedi sulle montagne sacre, i percorsi “mistici” più belli del mondo

Benedetto Sensini  | 11 Mag 2023
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reÈ innegabile che ci sia un rapporto profondo tra le montagne e la spiritualità, quel meandro di noi stessi che poco conosciamo. Un connubio perfetto che permette alle persone di entrare in unisono con la natura, camminando. Nel mondo ce ne sono molti, e ogni cultura, dalla più vicina alla più remota ha come punto di riferimento, molto spesso, una montagna. Il significato stesso della montagna, la sua sacralità, varia molto a seconda di dove ci si trova nel pianeta, ma attraversarle a piedi rimane sempre un’esperienza che gli umani praticano da sempre, alla ricerca di qualcosa. Ecco, quindi, alcuni dei percorsi mistici più belli del mondo, a piedi sulle montagne sacre.

Machu Picchu: la misteriosa città nelle Ande
Montagne sacre, Machu Picchu

“Apparivano qua e là pareti di granito bianco accuratamente tagliate e squisitamente incastrate tra loro. La vista mi incantò. Potevo a malapena credere ai miei sensi mentre esaminavo i blocchi più grandi nel corso inferiore e stimavo che dovessero pesare dalle dieci alle quindici tonnellate ciascuno. Qualcuno avrebbe creduto a ciò che avevo trovato?”.

Con queste parole il professore di Yale Hiram Bingham III narrava, nel 1911, la scoperta più importante della sua vita, quella di una perduta città Inca, arroccata nelle alte vette delle Ande. In realtà, Machu Picchu non fu mai veramente perduta, né scoperta da Bingham. La rovina dell’antico centro Inca era infatti conosciuta da tempo dalle popolazioni indigene, così come da molti turisti europei che avevano attraversato la zona. Il professore inglese non fece altro che diffondere la sua “scoperta” tramite i canali accademici a sua disposizione, come ad esempio le sue connessioni con la rivista National Geographic, popolarizzando il sito archeologico. Bingham, dunque, non aveva scoperto nulla di nuovo, eppure di Machu Picchu, di cui oggi sappiamo molto, rimangono moltissimi misteri.

L’importanza spirituale di Machu Picchu

Oggi è una meta frequentatissima da turisti di tutto il mondo, molti dei quali sono attratti dalla sacralità della montagna e dal profondo significato spirituale di Machu Picchu per gli Inca. La sua posizione fu probabilmente scelta in parte per la sua vicinanza alle montagne e a un fiume considerato sacro. Le sue piazze comprendono numerosi santuari, templi e pietre scolpite, alcune delle quali sono orientate a eventi astronomici come i solstizi d’inverno e d’estate e gli equinozi di primavera e d’autunno. Uno di questi è l’Intihuatana, che in lingua Quechua significa “il legame del sole”, che durante gli equinozi non proietta nessuna ombra, alimentando la credenza che fosse la roccia a tenere il sole vicino alla Terra.

Alcuni studiosi parlano di Machu Picchu come il centro cosmologico, nonché area sacra, di un’intera regione. Una zona profondamente legata alla spiritualità celestiale dei popoli Inca e alla convinzione che le divinità abitassero nelle altissime montagne delle Ande.

In ogni caso, ad oggi, Machu Picchu oltre ad essere un importante luogo di passaggio per scoprire il legame tra montagne e mistico, rappresenta anche un luogo dall’incredibile valore storico ed archeologico, oltre che essere, ma questo non serviva dirlo, uno dei siti più belli al mondo.

Le montagne sacre dell’Himalaya, sul tetto del mondo

La catena montuosa dell’Himalaya si estende per una vastissima area dell’Asia che comprende sette nazioni. Conosciuta per le sue montagne, le più alte del mondo, come l’Everest, l’Annapurna ed il Lhotse, nella catena dell’Himalaya si trovano nove dei quattordici ottomila al mondo. Rese popolari dalle centinaia di spedizioni alpinistiche alla conquista dei picchi più alti del pianeta, le montagne dell’Himalaya sono altrettanto importanti per la loro importanza spirituale. Sono il centro della vita di milioni di persone e la dimora di millenni di credenze religiose e tradizionali importantissime per le popolazioni locali e in tempi recenti per le decine di migliaia di pellegrini che da tutto il mondo arrivano al cospetto di queste montagne sacre.

Tra queste montagne, ovviamente, c’è anche il Monte Everest, la montagna più alta del mondo. L’Everest ha un significato religioso sia per gli induisti che per i buddisti del Nepal. Per i buddisti, la montagna è considerata un luogo di pace e spiritualità e una visita all’Everest è un modo per connettersi con l’io interiore e cercare l’illuminazione. In Nepal, la montagna è conosciuta anche con il nome di Sagarmāthā, dio del cielo, mentre in Tibet viene chiamata Chomolungma, madre dell’universo.

Tutta l’area dell’Himalaya è ricoperta di tempi e monasteri buddisti, come il Monastero di Tengboche in Nepal. Un altro elemento molto caratteristico dell’Himalaya, sicuramente uno dei più iconici, sono le bandierine colorate tibetane appese sui sentieri di montagna. Le bandierine, su cui sono inscritte delle preghiere, servono per benedire l’area circostante e culturalmente portano un messaggio di pace, compassione, forza e saggezza.

Ararat, la montagna sacra degli armeni
Montagne sacre, Ararat

Il monte Ararat, il tradizionale luogo di riposo dell’Arca di Noè, si trova nella Turchia orientale, vicino ai confini con l’Armenia e l’Iran. Svetta per un’impressionante altezza di 5165m, ancora più incredibile quando si pensa al fatto che l’Ararat è un vulcano inattivo e la cui ultima eruzione risale al 1840. Il nome turco del monte Ararat è Agri Dagi, montagna del dolore. Considerato dagli scrittori classici impossibile da scalare oggi è una delle più belle mete di trekking, alpinismo e scialpinismo del mondo.

Non è sempre stato così. Prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica, i conflitti di confine tra le autorità turche e sovietiche rendevano spesso impossibile agli scalatori l’accesso alla montagna. Oggi l’Armenia è nuovamente un paese indipendente, ma i continui conflitti con il governo turco e i conflitti interni alla Turchia stessa hanno continuato a limitare l’esplorazione della grande vetta. Se si riesce a ottenere il permesso di salire, è meglio partire dalla città turca di Dogubayazit, sul versante sud della montagna. Un alpinista medio esperto di alte quote può completare il trekking in tre giorni, ma è meglio prevedere quattro o cinque giorni per poter esplorare la vetta.

La leggenda dell’Arca di Noè

Nel corso degli anni diversi gruppi religiosi hanno esplorato l’Ararat nella speranza di trovare resti dell’Arca di Noè. Sia Giuseppe, intorno al 70 d.C., sia Marco Polo, intorno al 1300 d.C., menzionano l’esistenza dell’Arca sulla montagna, ed entrambi i loro resoconti si basavano su credenze popolari. La storia dell’arca di Noè, come viene raccontata nell’Antico Testamento, è una rielaborazione di un precedente mito babilonese registrato nell’epopea di Gilgamesh. Sembra probabile che la storia babilonese si basasse su una devastante inondazione nel bacino del fiume Eufrate e che l’arca di quella storia fosse posata sulle pendici di uno dei monti Zagros.

Secondo i passi dell’Antico Testamento, Dio fu talmente costernato dalla malvagità della razza umana che decise di spazzarla via con un diluvio cataclismatico. Così Dio avvertì Noè di costruire una barca per ospitare la sua famiglia e gli uccelli e gli animali della terra. Le leggende e le narrazioni religiose che avrebbero indicato l’Ararat come il luogo in cui riposano i resti dell’Arca sarebbero da ritrovare nella geografia del territorio. Infatti, con i suoi 5165m sarebbe stato il primo picco a riaffiorare con il ritiro delle acque, e quindi il punto di approdo finale dell’Arca.

Proprio per questo, per gli armeni, l’Ararat sarebbe la culla di tutte le civiltà, il luogo dal quale Noè ha ripopolato il mondo. Pur trovandosi fuori dai confini nazionali, per gli armeni l’importanza del Monte Ararat è immensa, come si può vedere in gran parte della simbologia armena, delle credenze religiose e delle tradizioni culturali.

L’essenza spirituale del vulcano Mauna Kea
Montagne sacre, Hawaii

L’isola di Hawaii, la più grande dell’omonimo arcipelago, è un’isola con molte caratteristiche naturali sorprendenti, dal blu intenso del Pacifico alle foreste tropicali di una bellezza unica, ma forse la caratteristica più particolare è l’immenso Mauna Kea.

Il Mauna Kea è un vulcano inattivo alto più di 4200m, il più alto tra i cinque maggiori vulcani dell’isola, e la sua ultima eruzione risale ad oltre 4500 anni fa. E’ un luogo estremamente sacro per i nativi hawaiani e rappresenta l’apice del loro legame ancestrale con la creazione. Le regioni superiori, Wao Akua, sono i regni di Akua, il creatore, e la cima è un tempio dell’Essere Supremo non solo nella cultura hawaiana, ma anche in molte storie della Polinesia. È considerato come il luogo di incontro di Papa, la madre terra e Wakea, il padre cielo, progenitori del popolo hawaiano. È anche un importante luogo di sepoltura.

I moderni nativi hawaiani continuano a considerare Mauna Kea con riverenza e molte pratiche culturali e religiose vengono ancora eseguite lì. Oltre all’importanza sacra, la vetta ospita anche un centinaio di siti archeologici.

Ogni anno milioni di turisti visitano le Hawaii, sempre presenti nell’immaginario collettivo come un paradiso tropicale, per visitarne le spiagge immacolate e le acque cristalline. Ma molti sono spinti a visitarle per l’immenso valore spirituale e mistico che circonda queste isole remote. La forza dei vulcani e la sacralità delle montagne sono un elemento ricorrente nella cultura hawaiiana e, sicuramente, una delle cose più affascinanti da scoprire in queste isole fantastiche

Benedetto Sensini
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