Ecco i cinque rifugi alpini più alti d’Italia

Redazione  | 08 Mag 2017

Fare escursionismo, arrampicata o qualsiasi tipo di sport alpino è sicuramente un ottimo modo per tenersi in forma e scoprire itinerari nuovi. Oggi, però, vogliamo parlare di luoghi da record, ovvero i rifugi alpini più alti d’Italia.

A esclusione della Capanna Regina Margherita, che supera (ampiamente) i 4.000 metri, tre si trovano sopra i 3.000 metri e uno sotto i 3.000, pur raggiungendo una altezza decisamente ragguardevole, 2.627 metri. Di seguito trovate la classifica dei più alti rifugi alpini d’Italia, con foto e alcune informazioni interessanti.

Capanna Regina Margherita (Monte Rosa, 4.554 metri)

La Capanna Regina Margherita si trova sul “Tetto d’Europa”

La Capanna Regina Margherita si trova sul Monte Rosa. Ad un’altezza ben 4.554 metri, fu inaugurato a fine Ottocento alla presenza di Margherita di Savoia, moglie del Re Umberto I, e da oltre un secolo rappresenta uno dei luoghi più iconici delle Alpi italiane.

Rifugio Città di Mantova (Monte Rosa, 3.498 metri)

Il Monte Rosa, la seconda vetta più alta d’Italia dopo il Monte Bianco

Il Rifugio Città di Mantova è spesso un punto di partenza per chi vuole scalare il Monte Rosa e raggiungere la Capanna Regina Margherita

Situato nei pressi di Gressoney-La-Trinité, sulle Alpi Pennine che “ospitano” anche il Capanna Margherita, il Rifugio città di Mantova è poco distante dalla Capanna Giovanni Gnifetti, 150 metri più in basso circa. Non è aperto tutto l’anno, ma solo nei brevi periodi aprile-maggio (per chi fa alpinismo) e giugno-settembre (per gli escursionisti in generale).

È dotato di 80 posti letto, e da qui si può partire per numerose scalate, fino al Balmenhorn, con i suoi 4.167 metri.

Capanna Punta Penia (Marmolada, 3.343 metri)

Le vette della Marmolada, tra Veneto e Trentino Alto Adige

Costruito proprio sulla vetta della Marmolada, il Rifugio (o Capanna) Punta Penia si trova su quella cima che, per la prima volta, fu raggiunta nel 1864 da Paul Grohmann. Facente parte del “gruppo” del Rifugio Castiglioni Marmolada, la Capanna Punta Penia è gestito dai Soraruf, una famiglia che vive da sempre in queste zone.

La particolarità del Punta Penia è quella di essere stato costruito riutilizzando i materiali che le truppe austriache lasciarono sulle vette della Marmolada durante la Prima guerra mondiale; proprio della presenza austriaca sono presenti varie testimonianze, come le trincee e gli isolatori dei fili elettrici.

Rifugio Gianni Casati (Gruppo Ortles – Cevedale, 3.269 metri)

Il Monte Cevedale, nel gruppo del Cevedale-Ortles

Anche al Rifugio Gianni Casati, luogo privilegiato per chi vuole esplorare la zona dell’Ortles-Cevedale, sono ben presenti richiami ai tragici anni della Grande Guerra, soprattutto i cosiddetti “Tre Cannoni”, che si trovano a venti minuti di cammino dalla struttura.

Qui l’accoglienza è al top: sono ben 180 i posti letto disponibili tutto l’anno, con acqua calda e fredda, servizi igienici, docce e addirittura un solarium, nonché la connessione WiFi, per quegli esploratori che non vogliono proprio “isolarsi dal mondo”, anche a oltre 3.000 metri d’altezza!

Rifugio Pagarì (Monviso-Gran Paradiso, 2.627 metri)

Il Gruppo del Monviso, dal quale nasce il Fiume Po, il più lungo d’Italia

Il Rifugio Federici-Marchesini al Pagarì, questo il nome completo della struttura, si trova nel Parco naturale delle Alpi Marittime, precisamente nel territorio comunale di Entracque (provincia di Cuneo), ed è il più meridionale dei cinque.

Costruito tra il 1912 e il 1913, fu ristrutturato due volte, la prima dopo la Seconda guerra mondiale e la seconda nel 1982; i benefattori delle due ristrutturazioni, la famiglia Federici e quella Marchesini, sono ricordati nel nome completo di questo rifugio, aperto dal 15 giugno al 15 settembre con 24 posti letto, e nel periodo invernale, con 8 posti letto, ma solo su richiesta.

Presenti anche un telefono di soccorso, i servizi igienici, l’energia elettrica, il riscaldamento e l’acqua corrente.

Redazione
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