Passo Giau Tour: in MTB sulla salita più panoramica delle Dolomiti

Redazione  | 30 Gen 2018

Per chi ama la bici, il Passo Giau, 2236 metri di altezza, è un vero e proprio mito, un’esperienza emozionante percorrere questa parte delle Dolomiti a bordo di una due ruote.

Il Passo Giau è un valico alpino veneto che si trova nella provincia di Belluno, mette in comunicazione Cortina d’Ampezzo e Selva di Cadore.

Qualcuno lo chiama addirittura “il re dei passi” ed è diventato famoso in quanto uno dei passaggi mitici del Giro d’Italia: soprattutto dal versante di Colle Santa Lucia la salita è dura, impegnativa, con pendenze del 9%.

È stato anche chiamato Cima Coppi, un omaggio al famoso ciclista che assieme all’amico-nemico-collega Bartali ha fatto la storia del ciclismo.

Passo Giau è sempre stato un protagonista di pedali e sellini della nota gara nazionale, finché non si è deciso di esplorare altri itinerari.

Oggi è una delle tappe del granfondo Maratona delle Dolomiti, manifestazione ciclistica alla quale partecipano migliaia di ciclisti ogni anno a luglio.

Attorno al passo, in pieno patrimonio dell’umanità Unesco, come sono le Dolomiti, Monti Pallidi, il panorama è tra i più belli al mondo (lasciatecelo dire), tra vette come il Cristallo, Le Tofane, la Marmolada, il Sella.

Mappa

Informazioni utili

Lunghezza10 chilometri
Durata6 ore
Principali punti attraversatiPasso Giau, Passo Falzarego, Castello di Andraz
Livello di difficoltàMedio – Difficile
Dislivello922 metri
Tipologia di itinerarioMTB
Partenza e arrivoSelva di Cadore

Passo Giau, la “Leggenda delle Dolomiti”

Passo Giau in inverno
Passo Giau, i colori del tramonto e dell’inverno sul “Panorama delle Dolomiti”

C’è da dire subito che chi desidera far parte della leggenda, e andare al cospetto di sua maestà Il Giau, deve allenarsi, perché il percorso è davvero impegnativo, con salite ardue, pendenze tozze  e curve a gomito.

Se ci si arriva da Selva di Cadore ci sono qualcosa come 29 tornanti e 3 gallerie. Ed è da qui che vi raccontiamo questo itinerario.

Si parte quindi da Selva di Cadore, nella soleggiata Val Fiorentina, Alto Agordino, a 1335 metri di altezza, incorniciata dal Monte Pelmo, dal Civetta, dal gruppo del Cernera oltre che come accennato da una parte della Marmolada.

Prima di affrontare la salita, ovviamente va bene prevedere una visita nel pase, che può contare sulla presenza di una chiesa del 1200, dedicata a San Lorenzo. E, perché no, vale il piacere una sosta presso il Museo Civico della Val Fiorentina “V. Cazzetta” in cui è conservato lo Scheletro dell’Uomo di Mondeval del VI millennio a.C., nonché il calco del masso del Monte Pelmetto con impresse le orme di tre diverse specie di dinosauri, le più antiche in Italia.

Dunque, se non ci si riesce prima dell’escursione, dopo è assolutamente consigliato!

Si sale da Selva di Cadore

Passo Giau
Passo Giau, la strada che porta in vetta al valico

Dalla piazza di Selva di Cadore si inizia a salire per il Passo Giau, anche nella prima parte è tutto piuttosto tosto. In pratica si affronta un dislivello di 1000 m in 10 km circa, con pendenze tra 7% e 10%.

La meta è il Rifugio Fedare, 2mila metri di altezza. Da qui le pendenza diventano più lievi con tornanti meno insidiosi, fino ad arrivare al Passo Giau. Dopo la obbligatoria e piacevole sosta per ritemprare il corpo e lo spirito davanti al panorama che si apre agli occhi, si ritorna in sella, scendendo verso Pocol, frazione di Cortina d’Ampezzo, attorno ai 1500 metri.

Quindi si prende la strada per il Passo Falzarego, alla sinistra di un bivio e si sale, perché bisogna raggiungere i 2109 metri. La salita è piuttosto “consistente”, ma molto di meno di quella che ha portato al Passo Giau.

Giunti in cima al Passo Falzarego non si può non ricordare che qui per la prima volta Fausto Coppi sconfisse Gino Bartali in un leggendario Giro d’Italia targato 1946.

Si riprende il sellino e si scende verso Cernadoi/Pieve di Livinallongo, superando diverse gallerie e oltrepassando il bivio da cui si giunge al Castello di Andraz, le cui rovine si mostrano con tutto il loro grande fascino in mezzo alle crode e alle conifere. Si continua per Colle Santa Lucia e infine per Selva di Cadore, il luogo da dove siamo partiti.

Redazione
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