Cinque consigli utili per trekking e allergie

Redazione  | 03 Lug 2017

Occhi che lacrimano, naso rosso, starnuti, anche asma nei casi più insistenti, alcuni dei sintomi che segnalano un’allergia in atto.

Che sia dovuta a qualche agente patogeno che riesce a colpire a partire dalla primavera fin oltre l’autunno, oppure da pollini e polveri di vario genere provenienti da piante ed erbe, esasperati anche da caldo e umidità, l’allergia non è certo non un bella prospettiva per chi ama andare a fare una escursione all’aperto. La soluzione all’orizzonte non è certo quella di chiudersi dentro casa e di ricorrere a più o meno potenti antistaminici.

Come comportarsi, allora, per non rinunciare a immergersi nella nostra amata natura? Ecco alcuni suggerimenti possibili per dedicarsi al trekking, sconfiggendo (anche solo provvisoriamente) le allergie!

1. Andate in montagna

Ecco il primo suggerimento. “Scappate” letteralmente dalla città o dalla campagna, e dirigetevi verso le quote alte. L’ambiente montano e alpino sono un toccasana per chi soffre di riniti e altri sintomi di allergia dovuta a pollini e company.

Infatti, le montagne sono aree abbastanza affrancate dai pollini, ce ne sono pochissimi e comunque durano molto meno che altrove. Inoltre, salendo di altitudine diminuiscono le polveri “casalinghe”, quelle tanto amate dai micidiali acari, per cui si respira decisamente meglio.

Non è un caso che sopra i 1000-1500 metri e oltre si costruiscano strutture dove curare asme e disturbi respiratori per i quali l’altezza ha effetti positivi, proprio grazie all’aria fresca, più ossigenata e meno inquinata.

Attenzione però. In qualunque luogo abbiamo intenzione di dirigersi, meglio dare un occhio ai cosiddetti “calendari delle fioriture” o ai “bollettini dei pollini”, che registrano la presenza di questo o quel polline e/o fioritura in determinati periodi e luoghi (in certe zone montane ad esempio il fenomeno anche se limitato può presentarsi in ritardo rispetto alle basse quote).

I siti che aiutano in questa ricerca sono davvero tanti, come www.pollinieallergia.net, gestito dall’Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali ed Ospedalieri (A.A.I.T.O.), o www.pollnet.it, la Rete Italiana di Monitoraggio Aerobiologico del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINAnet).

2. Camminate subito dopo la pioggia

Un controsenso? Se ci si attrezza bene, e si presta un po’ di attenzione a non scivolare sul terreno bagnato, la pioggia può aiutare a “svignarsela” dalle allergie, poiché i pollini tendono a essere intrappolati a terra dall’acqua.

Quindi, come diceva una vecchia canzone: “… le gocce cadono ma che fa, domani il sole ci riscalderà…”, intanto mettiamo l’allergia ko e poi, volete mettere il profumo della terra accarezzata dalla pioggerella? Inimitabile!

3. Scegliete le ore serali

Quando si fa sera, la presenza degli allergeni tende a diminuire, quindi dà meno disturbo ai soggetti predisposti. In questo caso però, scegliere percorsi tali che non vi sorprendano con le tenebre all’improvviso.

Calcolate gli itinerari e attrezzatevi per una sosta in notturna, con lampade ad hoc, magari quelle frontali, un vestiario opportuno per passare la notte al meglio (sacco a pelo, tenda e così via) nonché cibo e acqua, se non è possibile ritornare in un centro abitato.

4. Evitate le lenti a contatto

Se proprio non si può farne a meno, meglio usare quelle usa e getta poiché le lenti, soprattutto quelle morbide, tendono ad assorbire tutto quello che circola nell’aria, dunque anche i pollini.

Se anche la luce del sole vi crea fastidi, meglio usare occhiali da sole di quelli avvolgenti, fascianti, che si indossano quando si va sui ghiacciai.

5. Usate cappelli e maschere

Possono essere utili, per evitare i fastidiosi fenomeni allergici durante qualsiasi escursione, in montagna o al mare che sia, cappellini con visiera e anche mascherine per bocca e naso.

Inoltre, nei percorsi, per quanto possibile, anche in montagna, passeggiare sotto la copertura boschiva, che ha un effetto protettivo, evitando le aree di aperta campagna e quelle dove si è falciata l’erba.

Redazione
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