L’Anello della Pecorara è un percorso che invita a immergersi in sella a una mountain bike nella strepitosa natura del Parco del Conero.
Questa straordinaria area è compresa nei comuni di Ancona, Camerano, Numana, Sirolo, dominata da paesaggi variegati tra monti, colline (entrambi coperti da una tipica vegetazione mediterranea con boschi misti) e alte falesie a strapiombo sul mare che da sempre gioca sulla geologia della zona, creando forme rocciose particolari, in un paesaggio molto frequentato da animali diversi.
Ci sono falchi pellegrini, nibbi, picchi rossi maggiori, occhiocotti che qui nidificano e svolazzano, lasciandosi ammirare dagli appassionati di birdwatching. In un contorno di eccellenze culturali lontane nel tempo, con incisioni rupestri, grotte di età romana, abbazie e monasteri, chiese romaniche, aree archeologiche, borghi incantati.
Lunghezza | 6,5 chilometri |
Durata | 3 ore |
Principali punti attraversati | Bosco del Conero |
Livello di difficoltà | Facile |
Dislivello | 200 metri |
Tipologia di itinerario | MTB |
Partenza e arrivo | Sirolo |
Anello della Pecorara. L’entroterra di Sirolo e i colori della zona del Conero
Numerosi i sentieri che solcano questi paesaggi, da percorrere a piedi, a cavallo, in mountain bike, come il numero 315, ovvero l’Anello della Pecorara (alcuni dicono Pecoraia), indicato anche ai biker non super esperti.
Si tratta di un itinerario in cui si affronta un ambiente diversificato, tra boschi misti, vigneti e uliveti, campi coltivati, piccoli corsi d’acqua con la loro ricca vegetazione ripariale, un via vai fra tratti ombreggiati ed altri in pieno sole, dove incontrare di volta in volta e a seconda della stagione le fioriture di ginestra, rosa canina, prugnolo, nonché osservare gli abitanti pennuti e non come donnole, tassi, volpi.
Si parte dall’ex Cava di Massignano, al km 12,8 della provinciale del Conero, avvicinandosi in direzione sud a Sirolo.
La cava è una vera chicca geologica delle Marche dove ci sono calcari e marne deposti qui tra 36 e 32 milioni di anni fa, con una certa ricchezza di microfossili che deliziano gli appassionati di geologia di tutto il mondo.
Una specie naturale molto presente intorno all’Anello della Pecorara sono i pini di Aleppo, come quelli protagonisti di questa foto
Dopo 700 metri circa di strada asfaltata, all’altezza del km 13,100, si prende sulla destra una piccola strada di campagna in discesa, giungendo a un bivio. Qui si gira a sinistra, percorrendo un tratto in cui ci sono soprattutto cespugli di more (buona scorpacciata nella prima parte dell’estate quando maturano), quindi si prende a destra, mentre tutto attorno accoglie un bosco di alberi misti con una buona percentuale di roverelle, a lato del fosso della Pecorara.
Ci sono anche parti in cui gli arbusti della macchia mediterranea, anche piuttosto fitti, la fanno da padroni. Superati questi vegetali, ci si mantiene sulla sinistra sempre su una stradina bianca abbastanza ripida fino a raggiungere un altro vallone dove scorre il secondo ramo del fosso della Pecorara.
Continua la salita dopo essersi introdotti in una ulteriore strada sempre a sinistra. Si prosegue fino a un incrocio di quattro strade, andando oltre e mantenendo la destra, lasciando i campi da golf e passando davanti a una edicola sacra.
Andando sempre dritti, ci si immerge in un bosco di querce e continuando anche un po’ in salita per raggiungere un altro bivio, dove si gira a destra. È una zona che costeggia una bella pineta in cui ci sono i pini di Aleppo.
Si risale il versante destro della Pecorara per poi ritornare di nuovo sulla strada provinciale del Conero dopo aver dunque percorso un anello. Su tutto si alza pacata la sagoma del Monte Colombo, di poco più di 200 metri.
Ci si muove verso Sirolo, sulla falesia a picco sul mare, magari scegliendo in una delle sue spiagge per un meritato riposo, tra roccia e ghiaia più o meno grossa, come la “spiaggia delle due sorelle”, simbolo della riviera del Conero: si chiama così per la presenza di due scogli gemelli che emergono dall’acqua.
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