Ciappo dei Ceci e delle Conche, in Liguria tra incisioni rupestri e macchia mediterranea

Annalisa Porporato e Franco Voglino  | 11 Mag 2023

Escursione facile che passando attraverso la tipica gariga mediterranea e una fitta e fresca vegetazione boschiva porta alla scoperta dei “ciappi”, particolari lastre di pietra piatte diventate una sorta di lavagna su cui mani diverse hanno inciso nel tempo enigmatiche coppelle e disegni vari. Una salita costante ma graduale, spesso all’ombra, dove si incontra per primo il più piccolo Ciappo dei Ceci, per arrivare infine al grandioso Ciappo delle Conche, passando per il curioso Presepino.

Scheda Tecnica

  • Tempo di percorrenza: 1,30 ore sola andata
  • Distanza: 4.5 Km sola andata
  • Dislivello: 150 md+ 50 md- sola andata
  • Difficoltà: Sentiero Escursionistico
  • Segnavia percorso: quadrato rosso; rombo rosso
  • Periodo adatto: Da Settembre a giugno
  • Dove parcheggiare: Finale Ligure, frazione San Bernardino

Itinerario

Ciappo dei Ceci e delle Conche

L’escursione inizia in discesa percorrendo via Leon Pancaldo (250 metri di altitudine) prestando attenzione ad un piccolo cartello bianco “corpo 6” perché proprio a sinistra di questo si prende una stradina, inizialmente asfaltata poi sterrata, che continua a scendere in maniera ripida. Al termine di essa (230 metri di altitudine), si trova il primo dei segni che si vanno a seguire: il quadrato rosso, che manda verso sinistra.

Si percorre ora una selciata in salita graduale, molto piacevole, che si snoda tra rocce coreografiche e vegetazione fitta che lascia presto il posto alla tipica gariga per poi tuffarsi nuovamente nella lecceta. Tenendosi sempre sulla via più ampia ed evidente, a tratti selciata a tratti di ampio sentiero, si giunge ad un primo bivio evidente dove si va a destra.

Il bel sentiero sbuca su una sterrata che va seguita a sinistra, sempre in salita, fino ad arrivare ad un bivio molto evidente dove la strada devia decisamente a sinistra, in discesa, ignorando l’invitante sentiero a destra. Ci si tiene sempre sulla via principale, evitando di entrare nei fondi privati (indicati da cartelli). Quando la strada compie una netta curva verso destra diventa più stretta e poco dopo si deve prestare particolare attenzione perché quando scende bruscamente, va preso il sentiero a sinistra.

Il sentiero diventa di nuovo molto piacevole, in salita graduale e immerso nella fitta vegetazione. Attenzione ad un grande masso calcareo: un artista estemporaneo ne ha fatto la base per una sorta di Presepe permanente. Una curiosità che farà piacere nel caso si cammini con bambini che si sentiranno in obbligo di fermarsi per cercare i vari personaggi.

Si incontreranno vari bivi dove si dovrà sempre tenere la destra, seguendo il simbolo del quadrato rosso, cui si affianca ora anche il rombo, arrivando in breve al Ciappo dei Ceci (320 metri di altitudine), una lastra inclinata su cui sono incisi soprattutto coppelle e canaletti di collegamento.

Attraversato tutto il ciappo si riprende il sentiero che procede con andamento altalenante e dopo circa 0,2 km si presti attenzione ad un’evidente traccia sulla destra che dopo una brevissima discesa porta ad un affaccio panoramico sulla Valunga e le falesie rocciose che sprofondano nella fitta vegetazione formano un iconico punto di vista “wild”.

Ci si tiene ora sempre sulla pista più evidente e segnata dal quadrato rosso, ed un secondo punto panoramico lo si ha più avanti, questa volta direttamente dal sentiero che si sta percorrendo. Una breve discesa porta ad un incrocio dove si continua dritti ed un’ultima salita rocciosa porta finalmente alla meta: il Ciappo delle Conche (330 metri di altitudine), lastra molto grande dove oltre alle coppelle ed ai canali si trovano lettere, scritte ma, soprattutto, una barca ed una sorta di treno.

No, le incisioni sicuramente non sono molto antiche ma il luogo è assai suggestivo e magico e ci si renderà presto conto di avervi trascorso ben più tempo di quanto previsto. Non si sa molto sulla datazione e sull’utilizzo delle coppelle e dei canali di collegamento, l’ipotesi più accreditata è che siano delle piccole pozze atte a raccogliere l’acqua piovana, forse per attirare gli animali da cacciare.

Il ritorno è sulla medesima via dell’andata.

Finalborgo e il Museo Archeologico del Finale

Finalborgo

Una delle frazione di Finale Ligure circondata dalle antiche mura, vi si accede attraverso le porte quattrocentesche per passeggiare nel suggestivo centro tra vicoli e piazzette dove si aprono tavolini e angoli da scoprire. Non per nulla “uno dei borghi più belli d’Italia”. Tra i vari palazzi spicca il Museo Archeologico del Finale poiché già la sua location è particolare: si trova, infatti, ospitato all’interno del chiostri di Santa Caterina, convento costruito nel 1359, trasformato in caserma e ospedale militare nel periodo napoleonico, carcere tra il 1865 ed il 1965, ed oggi polo culturale con il museo, la biblioteca civica e una pinacoteca.

Il Museo fa percorrere la storia del Finale dal Paleolitico, presentando gli eccezionali rinvenimenti della sepoltura del “principe delle Arene Candide”, fino al Medioevo, mentre all’interno del campanile di visitano le anguste celle di rigore.

Da assaporare

Terra ricca da cui si ottengono vere e proprie prelibatezze, il Finalese. Con l’olio in primis, ovvio, vista l’abbondanza di uliveti e con la presenza soprattutto di olive Taggiasca e Gentile. A Varigotti, altra frazione di Finale Ligure, si trova un uliveto storico con piante centenarie curate da Domenico Ruffino, olivicoltore dell’anno 2020 secondo la Guida del Gambero Rosso. E poi i vini D.O.C. come Vermentino, Pigato, Rossese e i meno noti Granaccia dal rosso intenso e il bianco Lumassina.

Una curiosità è la coltivazione del chinotto. Quanti sanno che la nota bevanda è ottenuta da un agrume? Un frutto che mangiato così ha un gusto amaro e acido ma il cui succo crea una bevanda decisamente rinfrescante (fonte: http://turismo.comunefinaleligure.it/it/prodotto-tipico/produttori-finalese).

Informazioni utili 

Comodi parcheggi in frazione San Bernardino all’inizio di via Leon Pancaldo, coordinate: 44°11’02″N 8°20’20″E; diversi altri parcheggi lungo via Giovanni da Verazzano, a 0,5 km e 30 m dalla partenza.

Escursione priva di difficoltà tecniche, necessita di calzature adatte al cammino. Percorribile in quasi tutte le stagioni evitando i periodi di luglio e agosto, troppo caldi per camminare.
Finale Outdoor Region: www.finaleoutdoor.com
Museo Diffuso del Finale: www.mudifinale.com
Comune di Finale Ligure: turismo.comunefinaleligure.it
Museo Archeologico del Finale, www.museoarcheologicodelfinale.it

Annalisa Porporato e Franco Voglino
Annalisa Porporato e Franco Voglino

Travel writers della provincia di Torino, appassionati trekker, fotografi e collaboratori di riviste di escursionismo, viaggi e magazine con tematiche family friendly. Hanno mappato e sviluppato percorsi a piedi per numerosi enti del turismo italiano ed europeo. Da sempre viaggiano in modo autonomo vivendo i ritmi lenti del cammino, così da avere il tempo di crearsi un sogno. Passione che si è concretizzata nella stesura di numerose guide escursionistiche con vari editori. Ultimamente si stanno occupando di percorsi Benessere e Forest bathing nelle regioni e parchi d’Italia.



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