Valle d’Aosta: Pian di Verra con le ciaspole verso i panoramici ghiacciai del Monte Rosa

Annalisa Porporato e Franco Voglino  | 26 Gen 2023

Escursione imperdibile in Valle d’Aosta per chi ama le alte quote pur non essendo alpinista provetto, per arrivare al cospetto del Monte Rosa, con le sue iconiche cime: Castore, Polluce, Lyskamm, Punta Dufour, Punta Gnifetti… tutte al di sopra dei quattromila metri di altitudine.

Partendo dall’abitato di St-Jacques, posto al termine della strada che percorre l’incantevole Val d’Ayas, si sale lentamente lungo un suggestivo sentiero immerso nel bosco, tra le trine create dalla candida coperta nevosa, passando per il piccolo borgo di Fiery silenzioso e panoramico, fino a raggiungere un pianoro di ampio respiro da cui ammirare le principali vette del massiccio del Monte Rosa, che da qui sembrano quasi a portata di mano. 

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Scheda Tecnica

TEMPO DI PERCORRENZA3 ore totali
DISTANZA6 Km totali (anello)
DISLIVELLO360 md+ totali
DIFFICOLTÀWT3
PUNTI ACQUA  St-Jacques
SEGNAVIA PERCORSOcartelli rossi Piani di Verra/Rèsy; cartelli gialli 7 Lago Blu/8B Rèsy
PERIODO ADATTOgennaio-marzo, con neve
DOVE PARCHEGGIARESt-Jacques, place de la Grotte

*scala di difficoltà per ciaspolate: WT3 escursione con racchette Nell’insieme moderatamente pendente. Brevi passaggi ripidi

Itinerario 

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Si parte dalla cappella di St-Jacques, posta al fondo della Val del Lys, a 1697 metri di altitudine. Un edificio interessante poiché già citato nel 1227 ma poi ricostruito nel 1972 a causa delle esondazioni del vicino torrente Evançon. Nell’abside presenta alcuni affreschi del XV-XVI secolo scoperti solo nel 1958, mentre il piccolo sagrato di fronte alla facciata è rivestito da curiose “ciambelle” in pietra ollare. Alle spalle della chiesa, indicato da un cartello, si trova l’edificio della rettoria risalente al 1712 e in cui visse e insegnò per ventun anni il curato Amé Gorret, personaggio storico importante nella valle. Subito dopo la cappella si prosegue sulla via, solitamente ripulita dalla neve, tenendo il torrente Evançon alla propria sinistra e mantenendosi sempre sulla strada principale.

All’altezza di un secondo ponte, che non va attraversato, si trova una piccola curiosità: qui “nasce” il torrente Evançon, formato dalla confluenza dei torrenti Courtoud e Verra. Si arriva alla borgata Blanchard a quota 1726 metri di altitudine, dove finisce la carrozzabile. Pochi passi dopo un pilone votivo bianco si tiene la sinistra superando le abitazioni e oltrepassando il torrente Verra su un ponte. Si prende immediatamente la traccia innevata a destra che sale in maniera abbastanza ripida, inizialmente tra prati aperti poi tra gli alberi, soprattutto larici, toccando il sito di una antica carbonaia indicata da un cartello didattico e quindi un bivio a quota 1875 metri.

Il percorso va a destra ma si consiglia la breve deviazione a sinistra che porta in pochi minuti alla borgata di Fiery con una candida chiesetta, un mulino ed un bar-ristoro che vide due ospiti d’onore. Uno fu il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) con la sua famiglia. L’altro il poeta Guido Gozzano (1883-1916) che lasciò su una delle persiane dell’ex hotel Bellevue alcuni versi: “Chi sono? È tanto strano \ fra tante cose strambe \ un coso con due gambe \ detto Guido Gozzano”.

Pian di Verra, al cospetto del Monte Rosa

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Si torna quindi indietro al bivio abbandonato e si continua sul tracciato in salita che costeggia il piacevole pianoro di Beau Bois in cui sorge un rascard cinquecentesco e la casa Alpina Don Bosco, per proseguire in salita nel bosco sempre di larici. Quando si supera un ulteriore bivio, sempre tenendo la destra, il sentiero si pianifica e raggiunge ora in modo graduale l’inizio dell’ampio Pian di Verra a 2053 metri di altitudine, evidenziato da un isolato palo ricoperto da numerosi cartelli gialli di sentieri estivi.

Il pianoro ampio e immacolato si offre come una conca sovrastata dalle principali cime del Gruppo del Rosa tra cui spiccano i “gemelli” Polluce (4091 m) e Castore (4226 m). Ammirando il panorama ci si può inoltrare per la spianata scegliendo il punto di vista preferito, ma senza inoltrarsi troppo oltre le abitazioni dell’alpeggio che si trovano al centro di esso.

Per il rientro si torna al palo con le innumerevoli indicazioni per prendere a destra, seguendo inizialmente i cartelli per Rèsy. Oltrepassato con un ponte il torrente di Verra, solitamente sommerso dalla neve, si prosegue sull’evidente pista. Poiché nelle altre stagioni è una strada sterrata, la via è assai palese e dopo un tratto più graduale e lineare prende a scendere in maniera costante e continua con vari tornanti che portano in mezzo ai larici. Senza più seguire la segnaletica per Rèsy, ci si tiene sempre sulla via più ampia e ben visibile, ignorando i vari bivi con sentieri laterali, fino a sbucare nei pressi delle case della frazione Blanchard e sull’asfalto che riporta nei pressi del pilone bianco già incontrato all’andata, da cui si ritorna su strada al punto di partenza.

Fromagerie Haut Val D’Ayas

Si trova strategicamente a metà valle ed è il luogo giusto per poter scoprire in tutte le sue sfumature “l’oro bianco” della Valle d’Aosta. Questa cooperativa raccoglie il latte da una quarantina di soci ma non solo: anche allevatori certificati biologici per carne di qualità e altri produttori agricoli con miele, verdure, piccoli frutti, erbe officinali, liquori, vini… così che è possibile ampliare l’esperienza olfattiva e gustativa del territorio che si può sperimentare presso i locali in Rue Trois Villages, a Brusson, acquistando i prodotti o effettuando una visita guidata.

Il Massiccio del Monte Rosa

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È il massiccio più esteso delle Alpi e il secondo per altezza, dopo il Monte Bianco. La cima più elevata è la Punta Dufour (4.634 m) conquistata nel 1855, seguita dal Castore (4.226 m) con la prima salita nel 1861, e dal Polluce (4.091 m) scalato nel 1864. Perché il nome? Non dal colore, anche se le tinte dell’alba e del tramonto che assumono le sue pareti potrebbero farlo pensare. Sembra derivi piuttosto dal latino rosia, passato attraverso il patois valdostano rouése che significa “ghiacciaio”. 

I Walser

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Nelle vallate a ridosso del massiccio del Monte Rosa sono molto diffuse le tipiche abitazioni dalla base in pietra e la parte superiore di legno riconducibili alla cultura walser. Questo termine sembra provenire da wallis, ossia vallese, riferito alla zona di provenienza di questa popolazione, la Svizzera, da cui giunsero nei secoli XII-XIII. Ma pare che le loro vere origini siano da cercare in Germania tanto che nella valdostana Val del Lys è tuttora parlato un dialetto, il titsch, che ha molte assonanze con dialetti della Germania meridionale. I walser si stabilirono nelle vallate meridionali del Monte Rosa, parte in Piemonte (Valsesia, Valle Anzasca e Val Formazza) e parte in Valle d’Aosta (Valli di Lys e Ayas).

Non ebbero mai scontri con la popolazione locale, anche perché si insediarono sempre in zone di quota occupando territori non sfruttati e poveri di risorse, cosa che facilitò il loro isolamento e preservò usi e costumi. Ciò che resta di più tipico della cultura walser è certamente l’architettura con case in legno con una forma caratteristica e unica, issate come sono su specie di “funghi” di pietra che permettevano di salvare i granai dai topi e dall’umidità, e assumono anche nomi particolarmente evocativi che cambiano a seconda delle vallate e dell’uso: rascard, stadel, grenier

Informazioni utili

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St-Jacques si trova alla fine della Val d’Ayas, una valle laterale della Valle d’Aosta che si estende molto varia e piacevole partendo dal Castello di Verrés per poi passare ai vigneti di Challand-St-Victor, al bucolico laghetto di Brusson, nel cui territorio si trova anche una suggestiva miniera d’oro visitabile, per risalire tra fitti boschi e placidi pascoli a Champoluc. In St-Jacques si trova un parcheggio abbastanza ampio ma, se pieno, si trova poco a valle un altro spiazzo adeguato, a circa 0,3 km dall’abitato (coordinate: 45°51’34″N 7°43’51″E). Il percorso descritto è ben segnalato e facile ma camminando nella neve, soprattutto a quote elevate, non si deve mai sottovalutare l’ambiente in cui si si muove ed è preferibile informarsi in anticipo sulle condizioni del tracciato.

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Annalisa Porporato e Franco Voglino
Annalisa Porporato e Franco Voglino

Travel writers della provincia di Torino, appassionati trekker, fotografi e collaboratori di riviste di escursionismo, viaggi e magazine con tematiche family friendly. Hanno mappato e sviluppato percorsi a piedi per numerosi enti del turismo italiano ed europeo. Da sempre viaggiano in modo autonomo vivendo i ritmi lenti del cammino, così da avere il tempo di crearsi un sogno. Passione che si è concretizzata nella stesura di numerose guide escursionistiche con vari editori. Ultimamente si stanno occupando di percorsi Benessere e Forest bathing nelle regioni e parchi d’Italia.

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