Da più di 100 anni offre viste a 360° e un’atmosfera accogliente: scopri questo bellissimo rifugio alpino

Alessandro Cipolla  | 22 Ago 2025
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Il Rifugio Roda di Vael con i suoi oltre cento anni di storia – ha aperto i battenti nel lontano 1906 – è una sorta di istituzione nelle Dolomiti. Mai come in questo caso infatti è corretto parlare di un luogo che ha fatto la storia della montagna e dell’alpinismo, anche per la bellezza del luogo in cui si trova. Siamo infatti nell’alta valle del Vajolon, nella parte meridionale del Catinaccio che è una sorta di barriera rocciosa che divide la Val di Fassa (Trentino) dall’Alto Adige. Si tratta di una delle zone dolomitiche più belle e turistiche – basterebbe citare i vicini Sassolungo e Sassopiatto -, circondata da passi come il Sella e il Costalunga che sono diventati iconici grazie anche al ciclismo, con il Giro d’Italia che spesso ha solcato queste salite e discese.
La partenza del giro ad anello che vi proponiamo – tanto bello quanto impegnativo in alcuni tratti – e che ha il suo apice proprio al Rifugio Roda di Vael, parte da un’altra meraviglia della zona: il Lago di Carezza. Questa gemma dalle acque che riflettono la natura circostante è incastonata sotto le pendici del massiccio del Latemar: facilmente raggiungibile e con un ampio parcheggio dove non mancano punti di ristoro, un piccolo tunnel poi conduce al lago dove un giro è d’obbligo. Da qui però parte anche un imperdibile giro che abbraccia il bordo meridionale del Catinaccio.

Trekking al Rifugio Roda di Vael

Scheda tecnica

  • Tempo di percorrenza: 5:14 ore
  • Distanza: 11,3 km
  • Dislivello: 850 metri
  • Difficoltà: Difficile
  • Punto di partenza e arrivo: Lago di Carezza

Mappa

Il percorso

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Fare quest’anello che parte dal Lago di Carezza puntando tramite il sentiero 552 subito verso il passo Vajolon, rende il percorso più alpino, affascinate e, come detto, anche duro. Imboccato il sentiero 539, la strada inizia subito a salire con pendenze anche superiori al 20% sotto l’imperioso sguardo della Cima La Sforcella. L’ascesa per arrivare al rifugio Vajolon che si trova  in un avvallamento erboso ai piedi del canalone che porta al passo, è lunga circa 3,5 chilometri e nella sua ultima parte presenta un terreno potenzialmente pericoloso essendo ripido e ghiaioso.

Dal rifugio per proseguire nell’anello occorre prendere il sentiero 551, con la strada che presentando altri tratti impegnativi e per escursionisti esperti arriva alla forcella tra il Masarè e il Roda di Vael. Questo è il punto più panoramico del giro, con lo scenario che si apre all’improvviso sulla Val di Fassa e sul Latemar. Dopo una meritata sosta al Rifugio Roda di Vael – dove è possibile anche pernottare prenotando tramite il sito ufficiale -, tramite il sentiero 549 si va verso il Rifugio Paolina godendo anche dell’Aquila di Christomannos, uno dei belvedere più celebri della zona con l’omonima statua che domina lo spartiacque tra Val di Fassa e Val d’Ega, con il Latemar a fare da suggestivo sfondo. Prima del rientro al punto di partenza occorre rifare – questa volta in discesa – il sentiero 552 dove bisogna prestare attenzione alle pendenze.

La bellezza del Lago di Carezza

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Se abbiamo già parlato delle bellzze che si trovano lungo questo percorso – dal Latemar al Rifugio Roda di Vail fino all’Aquila di Christomannos -, occorre spendere due parole anche sul punto di partenza e di arrivo dell’anello: il Lago di Carezza. Chi lo visita spesso si potrà meravigliare del fatto che possa sembrare più piccolo rispetto al passato, ma questo è un fenomeno naturale e stagionale visto che il lago non riceve acqua da fiumi o ruscelli visibili, ma solo da sorgenti sotterranee.

La bellezza di questo luogo però è stata più forte anche della tempesta Vaia che, nel 2018, ha flagellato una buona parte delle Dolomiti abbattendo molti abeti rossi attorno al lago e alterando così il microclima del Carezza. I colori di questo specchio d’acqua però continuano a essere magnifici, con il sentiero che percorre le sponde del lago che è adatto a tutti e offre diversi affacci che sono l’ideale – visto che siamo nell’epoca dei social – anche per chi è alla ricerca dello scatto perfetto.

Alessandro Cipolla
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