Nel cuore del Trentino, Cima Carega con i suoi 2.259 metri è la vetta più alta della catena montuosa delle Piccole Dolomiti, così chiamate per essere le sorelle minori delle Dolomiti.
Siamo a cavallo tra le provincie di Trento, Verona e Vicenza, nelle Prealpi Venete, sul massiccio del gruppo del Carega, un acrocoro calcareo al di là dell’altipiano lessinico.
Un trekking classico e affascinante, in una zona molto ambita e ricca di rifugi e sentieri escursionistici, alcuni dei quali molto impegnativi ma che aprono a paesaggi molto suggestivi.
Il Carega, con i suoi oltre 2 mila metri, si staglia alto e imponente all’orizzonte con le sue possenti rocce, le guglie, i pinnacoli, i suoi versanti scoscesi e ripidi e le profonde incisioni con forti dislivelli. Il termine Carega deriva probabilmente dall’idioma tedesco “Careige” che significa appunto cima dalle conche rocciose.
Insomma delle caratteristiche simili alle sorelle maggiori, le Dolomiti, a cui possono invidiare “solo” l’altezza. Questa marcata asimmetricità dei versanti rende le Piccole Dolomiti ricche di fascino e magia. Ma percorre questi sentieri significa anche fare un tuffo nel passato. Questa zona, infatti, fu teatro delle battaglie tra Austria ed Italia durante la prima guerra mondiale. Sui sentieri si incontrano, infatti, vecchi camminamenti, trincee e resti di filo spinato.
La salita a Cima Carega, tramite i diversi itinerari disponibili, offre veramente grandi soddisfazioni agli appassionati di escursionismo. Un eccezionale itinerario paesaggistico con vista su tutte le montagne trentine come il vicino Monte Pasubio.
L’itinerario che vi proponiamo noi di GoodTrekking per arrivare alla cima più alta delle Piccole Dolomiti è uno dei più famosi e frequentati. Partiamo dal Rifugio Revolto, a 1336 metri, il primo dei quattro rifugi di questo itinerario. Ci addentriamo in mezzo al bosco seguendo il sentiero Cai 186 fino al rifugio Passo Pertica, situato nell’omonimo passo a 1573 metri. Lungo una mulattiera seguiamo il sentiero 109 che porta dritto al terzo rifugio del percorso, lo Scalorbi a 1776 metri. Seguiamo ancora un altro sentiero, questa volta il 192, un ultimo tratto di strada decisamente più ripida che vede lentamente perdere la vegetazione. Più saliamo in alto e raggiungiamo i 2 mila metri e più il verde scompare del tutto fino al Rifugio Mario Fraccaroli a 2238 metri e subito poi la croce di vetta situata in cima al monte Carega a 2259 metri. Nelle belle giornate, limpide e terse, da qui si gode di un panorama a 360 gradi.
Il Rifugio Fraccaroli rappresenta un punto di snodo importantissimo, di arrivo e di partenza per la maggior parte delle escursioni. Veramente un riferimento per il gruppo del Carega, di proprietà del Cai, dove poter dormire e mangiare. Aperto durante il periodo estivo, con un locale invernale dotato di 6 posti letto che può essere usato dagli escursionisti quando la struttura è chiusa.
Il Rifugio Fraccaroli può essere raggiunto da tanti altri sentieri che partono dal rifugio Revolto oppure da Campogrosso, una delle principali alternative alla più tradizionale salita al Carega dal Rifugio Scalorbi che noi vi abbiamo proposto. Anche per questo itinerario vi aspetta una bella e interessante scarpinata, non troppo difficile o impegnativa.
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