Tra le Alpi Apuane si nasconde un sentiero dalla bellezza sorprendente che arriva fino alla cima di un Monte

Alessio Gabrielli  | 24 Nov 2023
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Se le Alpi Apuane costituiscono già di loro un’incredibile particolarità della catena degli Appennini, con la quale condividono la convivenza geografica ma non di sicuro la loro struttura, al loro interno vi sono escursioni decisamente più accattivanti di altre. In termini di panorama, la più affascinante è sicuramente quella che conduce al passo del Monte Forato che, grazie all’enorme foro naturale che unisce le due vette (Monte Forato sud e Monte Forato nord), si può senza ombra di dubbio definire il trekking più fotogenico delle Alpi Apuane. Attraverso la grande apertura sarà possibile produrre, infatti, scatti bellissimi che nelle giornate più terse arriveranno a immortalare anche le coste della Versilia. Si tratta di un escursione di media difficoltà, adatta a chi sa già approcciare la montagna, in particolare durante l’attraversamento del crinale. Scopriamo insieme come arrivarci e come affrontare al meglio questa fantastica uscita.

  • Punto di partenza: Fornovolasco – fraz. di Fabbriche di Vergemoli (LU) (480 mt)
  • Punto d’arrivo: Fornovolasco – fraz. di Fabbriche di Vergemoli (LU) (480 mt)
  • Lunghezza: 8,1 km
  • Dislivello di salita: 640 mt
  • Tempo di percorrenza: 3 h e 50 m circa
  • Difficoltà: intermedia – E (Escursionisti) ad anello
  • Periodo dell’anno: da primavera inoltrata agli inizi di autunn

Fornovolasco sarà il nostro punto di accesso sul Monte Forato

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Arrivati all’altezza di Gallicano, lasceremo la direttrice principale che attraversa la Garfagnana per raggiungere Fornovolasco percorrendo una stretta strada provinciale. Il borgo, immerso nell’area meridionale del Parco delle Alpi Apuane, è il luogo ideale dove lasciare la nostra auto e iniziare l’escursione; per chi volesse però risparmiare qualche centinaio di metri, c’è la possibilità di procedere seguendo le indicazioni turistiche verso la Grotta del Vento e lasciare poi la vettura prima del ponte sul torrente Turrite di Gallicano.

Fornovolasco, nonostante sia un borgo molto piccolo, di una cinquantina di abitanti circa, offre l’opportunità di pernottare grazie alla presenza di due strutture di accoglienza. Sarà quindi possibile, qualora lo si desiderasse, godersi una serata di relax dopo l’escursione, immersi nella pace che solo un antico borgo sa donare.

Fino alla Grotta che Urla 

Parcheggiata la vettura a Fornovolasco, imboccheremo, per un breve tratto, la strada comunale in direzione della Grotta del Vento, sino ad arrivare al ponte sul Turrite di Gallicano. Subito dopo il ponte c’è un punto di approvvigionamento di acqua; troveremo poi dei segnali con i diversi itinerari disponibili; conviene comunque percorrere il sentiero 6, che sale più facilmente verso la meta, attraversando il bosco che conduce alla foce di Petrosciana.

Un po’ impegnativo il dislivello, ma il sentiero è ben marcato e con il fondo compatto. Punto di grande interesse lungo il sentiero è sicuramente la “Grotta che urla”, una cavità naturale esplorabile solo dagli speleologi; affacciandosi all’ingresso sarà possibile sentire il rumore del fiume sotterraneo che scorre; proprio i suoni causati da questo corso d’acqua hanno, nei secoli, alimentato leggende e superstizioni su questo luogo. 

Il passo del Monte Forato

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Continuando sul nostro cammino incontreremo i resti di un mulino e quella che viene definita la Chiesaccia, un antico ricovero per i pellegrini in viaggio verso la Garfagnana. Arrivati alla Foce di Petrosciana (961 mt), proseguiremo sul sentiero 110 che attraversa il crinale del Forato. Prestate molta attenzione: il sentiero presenta passaggi esposti e un breve tratto attrezzato di corrimano.

In alternativa, si può percorrere il sentiero CAI 131 che passa sotto il crinale, consigliato ai meno esperti. Dopo circa 50 minuti di salita arriveremo al passo del Monte Forato, la nostra meta. Preparate le fotocamere perché è arrivato il momento di immortalare il panorama mozzafiato che ci si presente. L’arco, infatti, da un lato domina la Media valle del Serchio e, dall’altro, le cime delle Apuane e la costa versiliese.

La discesa per concludere il percorso

Dopo esserci rifocillati, aver scattato qualche (una moltitudine!) di foto e, eventualmente, fatto una velocissima ascesa sulla vetta Nord che è la più ampia e quella più facilmente raggiungibile (la grande croce sarà il nostro punto di riferimento), dobbiamo iniziare la discesa. Il percorso consigliato è ad anello; quindi, continueremo nella stessa direzione di marcia andando a imboccare il sentiero CAI 12 che, dopo circa un’ora e dieci minuti di cammino, si ricongiunge con il sentiero 6, quasi nei pressi della Grotta che Urla. Da qui in avanti conosciamo già la strada.

Avvertenze sull’itinerario per non correre rischi

Questa è solo una proposta di escursione; l’area offre un intreccio di sentieri che, muniti di una carta aggiornata, è possibile percorrere anche in base alle proprie attitudini. Volendo, sarà anche possibile pianificare un escursione partendo da Stazzema, in Alta Versilia, Comune nel cui territorio insiste il Forato. Qualsiasi sia però il percorso, giunti verso il Passo e a ridosso delle vette il crinale è esposto e quindi massima attenzione, soprattutto perché fisiologicamente verremo distratti dal panorama. Applicate quindi alla lettera una delle regole basilari della montagna: se si cammina si guarda in basso, se si vuole ammirare il panorama prima ci si ferma in sicurezza

Consigli sull’attrezzatura

Si tratta di un escursione in cui, come abbiamo già visto, avremo a che fare con un certo livello di esposizione; occhi sempre aperti e concentrazione sono obbligatori. Indossate scarponi da trekking (verificate sempre che le suole siano tecniche e la tomaia impermeabile o, quanto meno, idrorepellente), abbinati a calzettoni tecnici; i piedi devono essere in perfetta firma per riportarci a casa. I bastoncini sono sempre un accessorio valido ma devono essere di tipo richiudibile; in alcuni passaggi sul crinale rischiano di diventare un fastidioso impedimento. Sempre, e dico sempre, capi di abbigliamento in più, caldi e antipioggia; le Alpi Apuane sono note per i repentini cambi di tempo e non è di certo piacevole trovarsi completamente bagnati e al freddo. 

Per concludere: le leggende del Monte Forato

Interamente in marmo, frutto dell’erosione causata dall’azione combinata del vento e dell’acqua, attorno a questa maestosa creazione della natura sono nate, nei secoli, diverse leggende legate alla sua particolare conformazione. Una di esse vede protagonista San Pellegrino che, attaccato mentre pregava nel bosco da demoni e folletti, alzò la sua croce e scacciò via gli spiriti maligni in direzione del mare; essi, sbattendo nel monte, lo forarono e da allora viene appunto chiamato Monte Forato.

Un’altra storia racconta che la Sacra Famiglia, in fuga dalle terribili persecuzioni di Erode, si sia diretta in Versilia e, da lì, abbia cercato riparo nella più isolata Garfagnana. Durante in cammino la Madonna avrebbe, con un pugno, forato il Monte per raggiungere più rapidamente la Media valle del Serchio e trovare così un rifugio sicuro. Ben lontane dalla realtà, queste leggende fanno però capire come il Monte Forato sia da sempre una sorta di attrazione sia per gli abitanti della zona che per i forestieri.

Alessio Gabrielli
Alessio Gabrielli

Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.



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