L’itinerario ad anello che parte da Isola Santa e, attraverso il villaggio abbandonato di Col di Favilla, torna al punto di partenza è un vero e proprio viaggio nella storia della Garfagnana e delle Alpi Apuane. Le acque color smeraldo del lago artificiale, realizzato alla fine degli anni ’40 mediante uno sbarramento sul Turrite Secca, accompagnano per la prima parte del percorso, per poi lasciare il passo alla vegetazione lussureggiante del bosco di querce e castagni. L’antica mulattiera, oggi sentiero, si inoltra sul pendio raggiungendo il borgo fantasma di Col di Favilla, da tempo disabitato nonostante un recente tentativo di ristrutturazione di alcune vecchie case, per poi ritornare verso Isola Santa passando dal versante opposto, giù nel canale delle fredde, sino a ricongiungersi con il corso del Turrite Secca e ritornare così sulle sponde dell’invaso. La breve guida che segue vi aiuterà a orientarvi in questo emozionante percorso.
Da Castelnuovo di Garfagnana, capoluogo della Garfagnana e centro di riferimento per tutta la zona, si prenderà la strada provinciale 13 per Arni, per diversi secoli via di collegamento privilegiata con la Versilia attraverso la Foce di Mosceta e, dagli anni ’40, la galleria del Cipollaio; oggi, le rinnovate esigenze di viabilità hanno spostato il traffico veicolare diretto verso il mare più a valle, relegando questa strada a via secondaria.
Dopo circa 12 km si incontrerà il piccolo borgo di Isola Santa, frazione di Careggine, ben individuabile dall’imponente diga che lo precede. Le opzioni per il parcheggio sono numerose, facendo però attenzione qualora si decidesse di raggiungere il paesino nei giorni festivi: trattandosi di una meta molto gettonata per le gite fuoriporta, infatti, sarà probabile trovare un afflusso importante di visitatori, rischiando quindi che i posti auto scarseggino.
Parcheggiata l’auto a Isola Santa e recuperato tutto l’occorrente, sarà necessario raggiungere la diga e percorrerne il coronamento così da guadagnare l’altra sponda del piccolo invaso artificiale, da dove sarà possibile imboccare il sentiero CAI n. 9. Superata la diga, il tracciato piega subito verso destra, costeggiando per circa 200 metri il lago; un primo tratto in salita è subito seguito da un momento rilassante e panoramico.
Pochi minuti in piano sono però il preludio del tratto più difficoltoso; la pendenza, infatti, si fa più severa a mano a mano che ci si addentra nel bosco, sino a raggiungere il punto più complesso, subito sotto il borgo, dove il fondo, seppur ben tracciato, si fa più sconnesso e tortuoso. Il sentiero è pero reso più accattivante dall’attraversamento di tre ruscelli, che nei mesi più caldi donano anche un certo refrigerio. Superata l’ultima salita si inizieranno a intravedere le prime abitazioni di Col di Favilla, con i loro tipici muri in pietra.
Prima di proseguire e completare l’anello, sarà d’obbligo esplorare il borgo, situato a 939 di altitudine, alla ricerca degli scorci più suggestivi e caratteristici. Le tipiche abitazioni, costruite con in pietra locale e con le coperture dei tetti in basalto, saranno una location perfetta per scattare foto uniche, difficilmente ripetibili in altri luoghi.
La pregevole chiesetta, risalente al 1640 quando il borgo era ancora poco più di un alpeggio, è munita di una meridiana che ha il primato di essere quella collocata alla maggiore altitudine in tutta la Toscana; alle spalle del piccolo edificio sacro svetta fieramente il maestoso campanile risalente al 1670, come ricordato dalla lapide di marmo che lo adorna. Attraverso un vialetto immerso nei faggi sarà possibile raggiungere il piccolo cimitero, oggetto di razzie in passato e dove oggi restano alcune lapidi in ricordo degli antichi abitanti; anche questo sito dona una certa unicità, propedeutica a un momento di raccoglimento.
Terminato il giro esplorativo del borgo, ideale anche come momento di riposo, si riprenderà il cammino nella direzione opposta a quella di arrivo. Col di Favilla è il punto più alto dell’escursione e, per tanto, da lì in avanti sarà tutta una piacevole discesa immersi sempre fra faggi, castagni e querce. Lasciate le ultime case alle spalle, si seguirà il sentiero che scende verso destra, andando in contro a un piccolo corso d’acqua che sarà necessario attraversare.
Dopo circa mezz’ora dal borgo si incontrerà, sulla sinistra, l’unica casa della località Valterreno, una dimora tutt’ora abitata incantevole e fuori dal tempo. Il sentiero prosegue quindi nel Canale delle Fredde, su una strada sterrata facilmente percorribile che riconduce sino alla provinciale per Arni, a pochi minuti dalla meta.
L’escursione non comporta particolari difficoltà, se non l’ultimo tratto in salita prima di Col di Favilla, un po’ più impegnativo. È quindi consigliata a chi ha esperienza anche se minima ma abbinata a un buon allenamento. Il sentiero CAI n. 9 conduce sino a Col di Favilla; durante la salita sarà quindi importante seguire le indicazioni di questo tracciato, ignorando tutte le altre.
L’ombra è presente sulla maggior parte del percorso, rendendolo godibile anche durante le giornate di calura estiva. Isola Santa offre alcune soluzioni per il pernottamento; in alternativa, sarà possibile dormire a Castelnuovo di Garfagnana, centro che offre numerosi servizi e soluzioni alloggiative.
Scarponi da trekking e abbigliamento adeguato, anche con la previsione di capi un po’ più pensati nella stagione estiva, saranno assolutamente necessari: le Alpi Apuane, come tutte le catene montuose, sono famose per i cambiamenti metereologici improvvisi ed è per tanto opportuno attrezzarsi di conseguenza.
Il percorso è in ombra e quindi non sarà necessario prevedere particolari protezioni contro i raggi solari: tuttavia, un cappellino può sempre tornare utile. I bastoncini saranno un valido aiuto nei tratti con pendenza accentuata, purché siano facilmente richiudibili per non avere inutili ingombri nelle mani.
Acqua e snack saranno quello che ci vuole per una pausa gratificante fra le case di Col di Favilla, dove sarà possibile, volendo, organizzarsi anche per un picnic e una sosta prolungata.
Le origini del paese affondano le radici sin nell’alto medioevo; gli studiosi ritengono infatti plausibile che sia stato fondato come hospitale per i viandanti che dalla Garfagnana affrontavano la Foce di Mosceta per scendere in Versilia e viceversa, alla ricerca di fruttosi scambi commerciali fra prodotti tipici della montagna e il sale prodotto nelle saline in costa, bene preziosissimo.
Gli hospitali erano luoghi di accoglienza per i viandanti molto diffusi nel medioevo, necessari per poter affrontare i lunghi viaggi, spesso a piedi o, al massimo, a dorso di mulo; la Garfagnana annovera diverse strutture di questo tipo. Si hanno notizie storiche nel ‘600 circa la comunità che abitava attorno all’antico hospitale.
Nella storia più recente il paese è stato interessato dalla costruzione della diga per lo sfruttamento delle acque del Turrite Secca e la creazione dell’invaso artificiale; l’instabilità dovuta alla nuova struttura causò il definitivo spopolamento del borgo, oggi abitato da una trentina di persone, per lo più collegate alle strutture ricettizie della zona.
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