Se siete in Sardegna in cerca di un avventura diversa, il sentiero dei 5 faraglioni farà al caso vostro. Siete nel Sulcis, antica regione nel sud ovest dell’Isola, popolata sin dai tempi più antichi e fino a non molti decenni fa sfruttata dalla mano umana per l’estrazione dei nobili metalli che riposano nelle viscere della sua terra. Grazie a questo percorso, che si sviluppa tutto a mezza costa, ininterrottamente sospeso tra mare e montagna, potrete scoprire tutti i segreti nascosti di questa meravigliosa regione storica, passo dopo passo, un metro alla volta. Il profumo delle inflorescenze si fonderà armoniosamente con l’odore della salsedine, creando fragranze sconosciute e inebriati allo stesso tempo. I colori attorno a voi si alterneranno in una danza leggiadra ed elegante, regalandovi scorci unici. Insomma, non resta altro che andare a vedere più nel dettaglio come attraversare questo piccolo angolo di paradiso in Sardegna.
Lo spiaggione di Funtanamare sarà il vostro punto di partenza prefissato in questa giornata in cerca di un’avventura diversa in Sardegna, molto comodo per la presenza di numerosi posteggi. Raggiungerlo è piuttosto semplice: arrivando da Iglesias, sarà sufficiente imboccare al strada provinciale 83 che conduce verso Nebida e Buggerru. Pochi km dopo il bivio non potrete non notare la grande spiaggia che si estende alla vostra sinistra; trovate parcheggio, allacciate gli scarponi e fate un ultimo controllo all’attrezzatura: si parte per uno dei trekking più belli che abbiate mai fatto.
Il percorso sfrutta il tracciato del sentiero 307, un lungo tracciato che si estende per più di venti km fra Portoscuso e Cala Domestica, ottimo per chi ama i tragitti di lungo chilometraggio. In questo caso, però, il 307 vi darà un passaggio solo in parte, su quel segmento che da Funtanamare conduce fino alla spiaggia di Masua, antico insediamento dedicato all’estrazione del piombo e dello zinco. Partiti, quindi da Funtanamare, vi immergerete subito nel percorso, imparando a conoscere una Sardegna nuova, più selvaggia. La terra che andrete a calpestare è carica di bauxite e ferro, minerali che le donano quell’accesa tonalità di rosso che si sposa armoniosamente che il verde della macchia mediterranea. La salita è leggera, adatta a chiunque. Il sentiero è ben segnato ma è necessario fare solo un po’ di attenzione a qualche punto leggermente esposto, ma niente di preoccupante.
Dopo un’oretta scarsa di cammino vi troverete davanti al primo dei cinque faraglioni a cui è dedicato l’itinerario: lo scoglio del Morto. Secondo gli antichi abitanti, infatti, l’affioramento roccioso ricorda la forma di un morto che galleggia. Continuando, la salita diventa appena più impegnativa; l’incantevole caletta di Portu Raffa si aprirà alla vostra sinistra, svelando tutta la sua bellezza. Appena prima di Nebida, incontrerete le imponenti rovine della Laveria Lamarmora, invadente testimonianza di un mondo antico. Con una piccola deviazione dal sentiero, qualora ne aveste bisogno, potrete arrivare fino al centro di Nebida dove sarà possibile sfruttare il bar sul belvedere per i rifornimenti.
Lasciata Nebida, subito sulla sinistra sarà visibile il secondo faraglione, S’Alagusteri, che in lingua sarda significa il pescatore di aragoste. La caletta di Portu Banda, non molto distante, sarà il punto perfetto per una breve pausa in spiaggia, potendo ammirare contemporaneamente S’Alagusteri primo e il suo fidato compagno S’Alagusteri secondo, terzo e quarto faraglione del tour che da sempre convivono in un eterno faccia a faccia. Procedendo, sempre in costante sospensione fra terra e mare, si raggiungerà Portu Ferru, un grazioso porticciolo ricavato nella roccia rossa e sfruttato dai pescatori locali. Da lì, ancora un po’ di salita divide da Porto Corallo con la sua caletta di sabbia vulcanica scura. I colori della euforbia arborea creano una tavolozza armoniosamente variopinta.
Il tratto sino a Masua si sviluppa quasi tutto in quota, permettendo di risparmiare le forze per il ritorno che affronterete sullo stesso sentiero dell’andata. Dalla spiaggi di Masua godrete di una vista eccezionale sull’imponente Pan di Zucchero, quinto e ultimo dei faraglioni; con i suoi 133 metri è il faraglione più alto del Mediterraneo. Non distante da Masua si trova Porto Flavia, un antico e interessantissimo impianto di caricamento del materiale minerario che merita assolutamente una visita. Sarà il giusto coronamento di questa fantastica escursione in cerca di un’avventura diversa in Sardegna.
L’escursione è semplice, ma è comunque consigliata a chi abbia un minimo di allenamento ed esperienza. Non ci sono punti di approvvigionamento di acqua lungo il percorso; è quindi necessario prevedere abbondanti scorte. Non dimenticate, infatti, che il percorso è quasi completamente esposto al sole, circostanza che in estate e nei mesi più caldi può diventare determinante. Proteggetevi quindi con un abbigliamento idoneo, cappello e crema solare. Equipaggiamento di base necessario: scarponi, zaino e bastoncini (utili solo in alcuni tratti, ma non su tutto il percorso).
Costruito fra il 1922 e il 1924, il sistema di caricamento di Porto Flavia rappresentò, per quasi quarant’anni, un vero miracolo dell’ingegno umano. La società titolare della concezione estrattiva, la belga de la Vieille Montagne, decise di far realizzare questo modernissimo impianto per ridurre sensibilmente le tempistiche dedicate al carico del minerale che, al tempo, avveniva a mano. La realizzazione venne affidata all’ingegner Cesare Vecelli, che la dedicò alla piccola figlia Flavia. L’impianto, facilmente individuabile dal mare grazie alla monumentale scritta “PORTO FLAVIA”, permetteva di caricare una nave nel tempo record di una settimana. Precedentemente, invece, servivano diversi mesi per completare l’operazione. Il caricamento avveniva tramite un lungo braccio meccanico che veniva fatto sporgere dal grande foro nella falesia, fino a raggiungere le lunghezza adatta al caricamento. Oggi la struttura è visitabile accompagnati dalle preparatissime guide locali.
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