Protagonista della Grande Guerra, questo rifugio è davvero un pezzo di storia italiana: ecco come arrivarci a piedi

Daniele Abela  | 31 Mag 2025
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Preparati a un’escursione indimenticabile nel cuore delle Valli di Lanzo, un viaggio che inizia dalla vasta e serena distesa del Pian della Mussa, a 1850 metri di quota. Questo itinerario classico dell’escursionismo piemontese ti condurrà, attraverso un percorso di grande soddisfazione e bellezza paesaggistica, allo storico Rifugio Bartolomeo Gastaldi, un vero balcone panoramico incastonato tra le imponenti vette delle Alpi Graie Meridionali.

Il cammino ti vedrà attraversare il torrente Stura per poi addentrarti nel suggestivo vallone del Canale delle Capre. Affronterai una salita costante e ben tracciata, che si fa via via più appagante man mano che guadagnerai quota, superando il panoramico Pian dei Morti, un’ampia sella erbosa che offre una prima, magnifica visuale. Il sentiero ti guiderà poi tra pendii erbosi e brevi tratti rocciosi, fino a svelare l’ampia e spettacolare conca del Crot del Ciaussinè, dove, in posizione dominante, sorge il rifugio. Raggiungere questa meta non è solo conquistare un punto d’arrivo, ma immergersi in un pezzo della storia dell’alpinismo e godere di un anfiteatro naturale di rara e selvaggia bellezza. Un’esperienza alpina completa, ricca di storia e panorami, ti aspetta per essere scoperta.

Trekking al rifugio Bartolomeo Gastaldi

Scheda tecnica

  • Punto di partenza: pian della Mussa
  • Punto di arrivo: Percorso ad anello
  • Lunghezza:  9 km
  • Dislivello in salita: 870 mt
  • Tempo di percorrenza: 4,5 ore circa (escluse soste)
  • Difficoltà: Per esperti
  • Periodo: Da Maggio a Settembre ( in assenza di neve)

Mappa

Il Percorso

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Lungo il percorso troverai molti fiori alpini come la Gentiana clusii

Per arrivare al Pian della Mussa (1850 m), il tuo punto di partenza per il Rifugio Gastaldi, esci dalla tangenziale nord di Torino a Venaria, segui le indicazioni per Lanzo e poi addentrati nella Val d’Ala, superando Ceres e Balme. Da quest’ultimo paese, la strada si inerpica con decisione fino all’ampia piana. Una volta parcheggiata l’auto, imbocca la strada sterrata sulla tua sinistra. Dopo aver attraversato il fiume Stura sul nuovo ponte di legno, costeggerai la caratteristica Alpe Venoni, protetta da un singolare masso roccioso che la sovrasta.

Il sentiero EPT222 si inoltra quindi nella parte bassa del Canale delle Capre, per poi svoltare rapidamente a sinistra. Qui, con una serie di numerosi tornanti, guadagnerai quota in modo significativo. A circa 2300 metri di altitudine, raggiungerai il Pian dei Morti, un’ampia e panoramica sella erbosa da cui il tuo sguardo potrà spaziare sull’intero Pian della Mussa sottostante e sul percorso che ancora ti attende.

A questo punto, lascia sulla tua destra il sentiero EPT223 che si dirige al Pian Gias. Il tuo tracciato prosegue invece, dapprima con un traverso in diagonale e poi riprendendo a salire con ampi tornanti, fino alla base di una piccola parete rocciosa dove noterai una zona attrezzata per l’arrampicata. Il sentiero evita questa parete spostandosi sulla destra, ti fa superare alcuni facili gradini di roccia e continua con altri tornanti ai margini di un piccolo valloncello. Raggiunto senza difficoltà un colletto da cui il rifugio sarà già ben visibile, percorrerai l’ultimo tratto pianeggiante che, in pochi minuti, ti condurrà alla tua meta, in una splendida posizione panoramica affacciata sull’ampia conca del Crot del Ciaussinè e di fronte alle maestose vette circostanti.

Un secolo di storia alpina custodita nelle valli di lanzo

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Il Rifugio Bartolomeo Gastaldi è tra i rifugi più iconici delle valli di Lanzo

Nato su un’iniziativa della Sezione Torinese del Club Alpino Italiano, sorta quando l’esplorazione alpina iniziava a fiorire nelle Valli di Lanzo. Il Rifugio Bartolomeo Gastaldi fu un omaggio al geologo, già presidente della sezione CAI di Torino.

La costruzione iniziale, un semplice ambiente unico, vide la luce nel 1880,in un’area un tempo nota per una cava di calce. Nei due decenni seguenti, il piccolo rifugio si rivelò inadeguato a fronteggiare la crescente affluenza di alpinisti. Di conseguenza, la Sezione torinese del CAI optò per la realizzazione di una struttura più grande, un vero e proprio rifugio-albergo.

Questo nuovo complesso fu inaugurato in concomitanza con il XXXV Congresso degli Alpinisti Italiani, con la partecipazione di 160 alpinisti da tutta Italia e 45 guide. I servizi offerti all’epoca erano paragonabili a quelli di un albergo di lusso, completi di acqua calda corrente, termosifoni e persino champagne. Appena quattro anni dopo, un incendio scatenato dalla negligenza di alcuni ospiti rase al suolo il nuovo rifugio-albergo. Fu ricostruito fedelmente e riaperto due anni più tardi, ricevendo un ulteriore ampliamento nel 1930.

Durante il periodo della Resistenza, il rifugio servì da base per le formazioni partigiane e, nell’ottobre 1944, fu nuovamente incendiato e distrutto nel corso di combattimenti con le truppe naziste. In seguito a questa distruzione, il vecchio rifugio originale, tornò a svolgere la sua indispensabile funzione sotto la gestione della leggendaria guida Giuseppe Ferro Famil, soprannominato “Vulpòt”.

Questa fase si concluse il 26 luglio 1970, con l’inaugurazione del “Nuovo Rifugio” ricostruito, che da allora prosegue la sua attività, arricchita da numerose innovazioni tecnologiche. Nel 1983, una porzione del Vecchio Rifugio è stata adibita a Mostra permanente dedicata alla più che centenaria storia dell’alpinismo in Piemonte.

Daniele Abela
Daniele Abela

Receptionist e Guida escursionistica: amo la montagna, la bici e tutto ciò che è esplorazione, lenta e autentica.



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