Immagina. Sei venuto nelle Marche per una vacanza. Il rumore del mare, la brezza tra i capelli…ma non è finita qui. Se il tuo spirito da esploratore prende il sopravvento, allora dirigiti più in alto ed arriva al Faggeta di Pianacquadio. I faggi secolari, qui raccontano il loro vissuto, li sentiamo vivi, forti. Tuffarci nel bosco per ascoltare le sue voci, i suoi profumi, le sue sensazioni…la faggeta di Pianacquadio e i suoi dintorni possono darci tutto questo. E allora cosa aspetti? Prendi il tuo zaino più comodo, le tue scarpe più confortevoli ed iniziamo questo viaggio insieme.
Prima di scoprire il percorso che faremo insieme con questa faggeta in mente alla fine del nostro cammino, capiamo le caratteristiche di questo bosco fatato. I faggi sono quelli che regnano sovrani in questo ecosistema così delicato ma così resiliente allo stesso tempo. La storia di questa distesa di magia parte da in cima al Monte Carpegna. Ciò che oggi chiamiamo Faggeta di Pianacquadio si estendeva un tempo sino in cima al monte. Ora, dove la foresta regnava sovrana, troviamo dei prati adibiti a pascoli.
Camminando attraverso questi faggi camminiamo in una delle ultime faggete a fusto così alto presenti nelle provincie di Pesaro ed Urbino. L’autunno è sempre magico per le sue foglie incredibilmente colorate, ma anche la primavera non scherza, poiché ci affascina con le fioriture dell’anemone trifogliata (Anemone trifolia), il croco (Crocus neapolitanus), la scilla (Scilla bifolia) e la primula (Primula vulgaris). L’estate della Faggeta di Pianacquadio, ci delizia invece con il giglio martagone (Lilium martagon) e il giglio rosso (Lilium croceum). Oltre a ciò che abbiamo appena nominano, non vi è molta flora, poiché gli alberi hanno delle chiome così fitte che la luce fa fatica a passare e raggiungere il sottobosco.
Credit immagine: Francesco Zagaglia
Siamo pronti ad esplorare i dintorni della Faggeta di Pianacquadio. Parcheggiamo l’auto nei pressi del cimitero di Villagrande (890 metri di quota). Troviamo un parcheggio molto grande. Attraversiamo la strada provinciale per prendere il sentiero CAI 105. Continuiamo già immersi nell’aura misteriosa dei prati sconfinati per 400 metri circa. Quando incontriamo la strada sterrata dobbiamo girare a destra ed immediatamente dopo a sinistra. Lasciamoci alle spalle la sciovia.
Questa strada sterrata ci conduce per un sentiero a tratti dissestato e ripido. Ecco che quasi senza rendercene conto siamo improvvisamente avvolti dai prati di Monte Palazzolo. La Faggetadi Pianacquadio chiama il nostro nome. Qui ci possiamo sbizzarrire nell’osservare cespugli di biancospino, ginepro, prugnolo e rosa canina. Il panorama che osserviamo ci lascia senza fiato: il colle di Monte Boaggine con la torre bianca, il Monte Carpegna quasi interamente ricoperto da un lenzuolo di prati dedicati al pascolo, il Monte Montone e il Monte San Marco ci salutano.
Credit immagine: Francesco Zagaglia
Seguendo il crinale ci troviamo a 1.194 m, sulla cima di Monte Palazzolo. La vista sulla Valmarecchia si apre come un portale su un nuovo mondo mai visto. A questo punto, iniziamo a scendere. Eccoci a 1.036 metri di quota accanto ad una vecchia celletta dedicata alla Madonna. Seguiamo sempre la strada sterrata, ossia il sentiero CAI 105, e continuiamo sino all’Eremo della Madonna del Faggio. La Faggeta di Pianacquadio ci attende ed è sempre più dietro l’angolo. Andiamo a destra, salendo nel bosco intenso ed incrociando il sentiero CAI 102A.
Guardiamo sotto ai nostri piedi e notiamo un pavimento naturale formato da stratificazioni di calcare marnoso. Osservando bene possiamo deliziare la nostra vista anche con dei meravigliosi fossili di gallerie scavate un tempo dagli animali. Stiamo camminando su un vecchio fondale marino. Eccoci poi su un balcone naturale che spazia la nostra vista su Valmarecchia. Un altro punto panoramico davvero incredibile ci attende quando vediamo una croce posta sul precipizio. Quello è il nostro segno che siamo arrivati a Passo del Trabocchetto. Percorriamo 800 metri e riprendiamo a sinistra il sentiero CAI 105, attraversiamo il torrente Prena e saliamo. Ecco che, finalmente, ci ritroviamo accanto alla Faggeta di Pianacquadio.
La Faggeta di Pianacquadio non è composto unicamente da faggi. Troviamo anche l’acero di monte, il sorbo montano ed addirittura il tasso, specie estremamente rara. Vedremo poi anche il maggiociondolo alpino, la fusaggine montana, il nocciolo e il ciliegio volpino.
La Faggeta di Pianacquadio si trova all’interno del Parco Sasso Simone e Simoncello.
Credit delle immagini: spuntifotografici.it
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito GoodTrekking portando avanti la mia passione per il trekking e l'outdoor
In Val Pusteria tra le splendide Dolomiti giace uno specchio d’acqua dalle ...
Un sogno o la vita reale? Forse, si potrebbe definire un sogno che si materializza ...
Siamo più o meno nella metà di questo “braccio” lacustre e Varenna si mostra ...
Immagina di camminare incontrando la bella addormentata nel bosco o di fare il giro ...
©
2025 Valica Spa. P.IVA 13701211008 | Tutti i diritti sono riservati.
Per la pubblicità su questo sito
Fytur