Se stai leggendo questo articolo probabilmente fai parte di quella categoria di persone che ama indossare gli scarponi e partire, qualunque sia la meta e qualunque sia il tipo di escursione. Tuttavia, è innegabile che ci siano percorsi che ci restano nel cuore più di altri.
Uno di quelli che occupa un posticino speciale dentro noi è, senza ombra di dubbio, la Scala del Paradiso. Immerso nel verde, esattamente sul confine fra Italia e Svizzera nel Parco Spina Verde, questo singolare sentiero era anticamente sfruttato come passaggio dai contrabbandieri, così da poter eludere i controlli e passare il confine. Andiamo quindi a scoprire tutto lo spettacolo della natura che circonda i 900 gradini di questa sorprendente scalinata.
Sarà, innanzitutto, necessario raggiungere la città di Como, sfruttando una delle numerose arterie autostradali che la raggiungono; in alternativa, è facilmente raggiungibile anche con treni e mezzi pubblici. Una volta arrivati, basterà trovare via Stefano Franscini (se usate il navigatore attenti a non sbagliare: impostate via Franscini a Como; ne esiste anche una Chiasso, piuttosto vicino, e il navigatore ve la selezionerà fra le opzioni disponibili), che per altro è facilmente raggiungibile a piedi anche dalla stazione di Como – Reina.
Se invece arrivate in auto, il parcheggio è facilmente individuabile perché a ridosso della ferrovia. Se abbiamo indossato gli scarponi, preso tutto il necessario e chiuso l’auto, possiamo cominciare: la scala del Paradiso ci attende.
L’attacco della scalinata è a poco più di 200 metri dal nostro punto di inizio, un cartellone con indicazioni naturalistiche ci aiuterà a individuarlo. Veniamo subito circondati da un fitto bosco che non lascia un grande spazio al sole; d’estate, infatti, è un luogo questo in cui è possibile trovare anche solo un po’ di rifugio dalla calura. La scalinata inizia subito a risalire il pendio bruscamente; invero, le pendenze sono severe sin da subito, andando addirittura a sfiorare il 40% in alcuni tratti.
Perciò consiglio di risparmiare le energie e non farsi prendere dall’entusiasmo; il rischio di rimanere senza fiato a metà salita è dietro l’angolo; avrete comunque sempre un comodo mancorrente a cui affidarvi per aiutarvi, soprattutto nei tratti più ripidi e durante la discesa. Durante la salita potrete notare una rete di protezione metallica alla vostra destra: quello è il confine con la Svizzera.
Quando arriveremo alla cima della scalinata ci troveremo davanti a un bivio: questo è l’inizio del nostro giro ad anello. Approfittiamone per riprendere fiato (il grosso del dislivello ce lo siamo già lasciati alle spalle) prima di proseguire la nostra escursione. La nostra proposta è di percorrere l’anello in senso orario; nulla vieta di farlo al contrario. Quindi terremo la sinistra e, dopo circa 10 minuti di cammino, incontreremo il caratteristico ponte tibetano in legno che ci permette di attraversare un canale nel Parco.
Dopo un breve tratto pianeggiante il sentiero riprende a salire dolcemente con brevi tratti ripidi e ci conduce, dopo circa 40 minuti, al Pin Umbrela, uno splendido punto panoramico sul lago di Como. Dalla terrazza, con tanto di asta con Tricolore, sarà possibile fare foto e video di grande effetto al panorama, che da questo punto abbraccia buona parte del ramo occidentale dal lago di Como e la vallata sottostante.
Circa un quarto d’ora di cammino ci separa da un’altra attrazione di questo luogo, in cui i punti d’interesse sembrano non finire mai: il Fortino del Monte Sasso, noto ai più come Fortino di Cavallasca. Una piccola targa davanti alla struttura, la cui costruzione risale alla Grande Guerra, ci ricorda dove siamo e i dettagli del percorso che stiamo affrontando dal quale, però, è giunto il momento di prenderci una breve pausa per visitare i camminamenti e le trincee che si mimetizzano nella fitta vegetazione, effetto volutamente ricercato dal progettista al fine di rendere la posizione maggiormente difensibile.
La postazione, caposaldo difensivo su un ampio arco di fronte, rivestiva una certa importanza; prova ne sono le dimensioni, decisamente ragguardevoli. I camminamenti si alternano a postazioni per armi leggere, postazioni di artiglieria, gallerie e ricoveri, di cui solo due sono visitabili. La particolarità del sito vale assolutamente la sosta, soprattutto per gli appassionati di questo tipo di costruzioni.
Lasciatoci alle spalle il Fortino, inizieremo la nostra discesa. Dopo circa una ventina di minuti di cammino in leggera discesa, il sentiero si ricongiungerà alla scala del Paradiso, su quella strada percorsa dai contrabbandieri sino al secondo dopoguerra. Gli “Spalloni” (così venivano chiamati), con il loro tipico zaino con doppio fondo in spalla, affrontavano questi stessi percorsi ma con un fine meno ludico del nostro: portare dalla vicina Svizzera nelle vallate del comasco tutti quei prodotti che non era possibile avere con il commercio legale e che servivano però alla sopravvivenza dei valligiani. Farina, riso e uova venivano portati al di là del confine e scambiati con orologi, cioccolato e sigarette…e il commercio teneva vive queste valli altrimenti destinate ad un destino amaro.
L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma è comunque necessaria un po’ di attenzione, soprattutto sugli scalini. Difatti, la mancanza quasi totale di esposizione al sole e l’umidità della valle può renderne la superficie viscida; inoltre, il fogliame a terra è spesso abbondante, motivo in più per ancorarsi saldamente al corrimano, soprattutto in discesa.
Un po’ di allenamento è richiesto, soprattutto per il tratto iniziale sui gradini che, come abbiamo visto, presenta pendenze importanti. È comunque un’escursione breve, ideale anche per chi magari abita in zona e vuole ossigenarsi dopo una mattinata in ufficio.
Attrezzatura base di ogni escursione, senza particolari variazioni sul tema: scarponi (sempre!), acqua (il nostro solito litro e mezzo basterà), bastoncini (se volete), zaino e qualche indumento di ricambio. Non stupitevi infatti se dovesse prendervi una piacevole sensazione di fresco fuori stagione.
Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.
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