
Il Rifugio Curò è un pezzo di storia della montagna per quanto riguarda la Lombardia. Stiamo parlando infatti del secondo rifugio a essere stato inaugurato dal CAI di Bergamo nel 1886, potendo vantare così una storia più che secolare. Il suo nome è un omaggio all’ ing. Antonio Curò, allora presidente del CAI di Bergamo. Il rifugio è una meta molto apprezzata durante il periodo estivo, ma da tempo è stato realizzato un secondo edificio adiacente all’originale che è conosciuto come il Rifugio invernale Curò. Il complesso così garantisce comfort, ristoro e camere, oltre ad offrire anche un bivacco per gli escursionisti. Ci troviamo in Valbondione, in Alta Val Seriana, una delle aree alpine più suggestive della Lombardia dove l’ambiente conserva ancora un carattere genuino: se amate la montagna “selvaggia” e solitamente poco affollata, allora siete nel posto giusto.
Quella che vi proponiamo è una ciaspolata che arriva al Rifugio Curò: un percorso adatto a chi ha un passo sicuro in montagna, l’importante però è essere muniti delle migliori attrezzature da sport invernali. Lungo questo percorso panoramico e silenzioso, possono essere ammirate anche alcune delle attrazioni più iconiche della zona. Tra le bellezze naturali – leggere alla voce Cascate del Serio -, c’è anche una particolare roccia che attira le attenzioni degli escursionisti. Affacciando sul Lago Barbellino c’è infatti una spada conficcata nella roccia – che rimanda al capolavoro di White -, un’installazione avvenuta nel 2016 in occasione dei “Sentieri creativi”, iniziativa promossa dal CAI e ispirata alla leggenda delle Cascate del Serio. Tutti motivi in più per fare questa ciaspolata in un luogo dall’atmosfera magica.

Per chi non lo sapesse una ciaspolata è un’escursione che si svolge sulla neve utilizzando le ciaspole – note anche come racchette da neve -, ovvero degli strumenti che si fissano agli scarponi e permettono di camminare senza sprofondare ance dove non ci sono sentieri battuti. Fatta la dovuta precisazione, questa ciaspolata ha inizio in località Grumetti (circa 1.150 metri di altitudine) dove è possibile parcheggiare l’auto lungo la strada. Da qui occorre prendere il sentiero con le indicazioni per il Lago del Barbellino, con il tragitto che è ben segnalato lungo tutto il percorso.
Il primo tratto non è impegnativo: la salita è dolce all’interno di un fitto bosco di abeti e larici, poi c’è anche un breve tratto in discesa. Si cammina su una larga mulattiera, un sentiero agro-pastorale tipico di questa zona da sempre dedita all’allevamento. Dopo circa 1,5 chilometri la strada inizia a salire in maniera più decisa, con la pendenza nei tratti più duri che può superare abbondantemente il 20%. In questa parte del percorso però si incontrano le prime radure da cui si iniziano a intravedere scorci sulle montagne circostanti.

Più si sale e più il bosco si dirada, con la possibilità anche di ammirare da lontano le spettacolari Cascate del Serio che sono tra le più alte d’Europa con il loro salto di circa 300 metri: durante l’inverno però si tratta solo di uno zampillo tra enormi blocchi di ghiaccio e stalattiti. A questo punto manca solo il tratto finale di salita, con la strada che è caratterizzata da ampi tornanti e la neve che si fa più fresca: importante qui è mantenere un passo sicuro e costante.
Dopo oltre 6 chilometri di ciaspolata – fatta quasi interamente in salita – ecco che si arriva ai 1,915 metri del Rifugio Antonio Curò. Già da prima però alla vista si apre il bacino del Lago del Barbellino, spesso completamente ghiacciato in inverno. Qui oltre al meritato riposo è immancabile anche la foto di rito con le mani ben salde sulla spada conficcata nella roccia, l’istallazione di cui vi abbiamo parlato in precedenza. Recuperate le energie a questo punto non resta che fare il percorso a ritroso in discesa per tornare al punto di partenza.

Giornalista pubblicista laureato al D.A.M.S., ama da sempre la montagna e la natura, ma non chiedetegli di prendere una funivia...
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