Un percorso che ripercorre una storia che sentiamo vicina al cuore, una storia vera. Ecco che quando ci alziamo dal letto per giungere all’eremo di Sant’Angelo da Morolo, sentiamo una sensazione famigliare circondarci come un abbraccio. È come una coperta calda durante l’inverno, mentre fuori nevica. Siamo pronti a percorrere la “via delle madri” per raggiungere quell’eremo e sentire la pace, un respiro nuovo invaderci l’anima. Scopriamolo insieme.
Parcheggiamo a Morolo ed iniziamo la nostra avventura verso la via delle madri. I percorsi che avremo la possibilità di esplorare per giungere in valle sono due: uno parte dal centro storico e l’altro ci fa arrampicare per la valle dalla provinciale di accesso a Morolo. Vediamo il primo. Dal centro del paese passeggiamo lungo Via dei Pozzi ed arriviamo nella parte più affascinante: il paese antico, o la Rocca. Stiamo percorrendo la famosa via delle madri. Ecco che ora, dobbiamo prendere la mulattiera, e dopo 700 m imbocchiamo una stradina a sinistra dove potremo fare scorta di acqua, a Pozzo Pauluccio. Giriamo poi nuovamente a sinistra e giungiamo a la Cona, dove si apre un meraviglioso anfiteatro sulla Valle del Sacco. Continuiamo su mulattiera ed arriviamo a Cesa de Vena, mentre sentiamo ancora i passi di coloro che percorrevano la via delle madri. Qui, è stato costruito un abbeveratoio che ci fornisce l’acqua proveniente dalla sorgente di Sant’Antone. Successivamente, camminiamo per circa 20m giungendo al passo della Patena, abbastanza difficile da attraversare, poiché dovremo affrontare una spaccatura. Ci aiuteremo con un passamano, dopodiché ci troveremo al Salto della Palomba; percorrendo altri 50m in salita eccoci al santuario di Sant’Angelo.
Poco prima di giungere all’eremo avremo l’opportunità di vedere una piccola cascata. Ora, vi chiederete come mai questa si chiami la “via delle madri”. Ebbene, sta di fatto che le donne di Morolo affrontavano questo percorso verso l’eremo poiché dietro di esso si trova dell’acqua, che sgorga dalle pareti di una grotta, il quale si diceva facesse aumentare il latte delle neo-mamme. Ripercorrendo i loro stessi passi, sentiamo un calore materno che ci avvolge, l’amore di donne forti che volevano il meglio e solo il meglio per i propri bambini. La chiesa che possiamo vedere è ormai ridotta a rovine, ma abbiamo la certezza della sua esistenza sin dal 1.094, quando le prime testimonianze, ovvero le carte cassinesi ce lo confermano. Tuttavia, anche soltanto avere dei ruderi di fronte a noi è emozionante. A volte, sono più emozionanti le rovine. Ci danno la possibilità di spaziare con la nostra immaginazione.
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Credit dell’immagine in evidenza: www.immaginidambiente.it
Credit dell’immagine nel primo paragrafo: it.wikipedia.org
Emma Valenti, della provincia di Trento, residente nel Parco Naturale dell'Adamello Brenta, da sempre appassionata di trekking e laureata in Beni Culturali. Promotrice del cammino meditativo, che ci aiuta a riappropriarci della centralità dell'anima.
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