Cima Palon, con i suoi 2.232 metri, è una delle cime più affascinanti del massiccio del Pasubio. Qui, tra le guglie di roccia e i sentieri che serpeggiano tra trincee e vecchie postazioni, si vive un viaggio che è molto più di una semplice escursione: è un’esperienza capace di unire natura, memoria storica ed emozione pura.
Il punto di partenza ideale è il Pian delle Fugazze, una porta naturale verso il cuore del Pasubio. I primi passi si svolgono tra boschi di faggi e abeti, dove l’aria fresca e il profumo di resina accompagnano la salita. Man mano che si guadagna quota, il paesaggio cambia: gli alberi si diradano, lasciando spazio a panorami sempre più ampi e a verdi pascoli alpini punteggiati da rocce e fiori di montagna.
Proseguendo lungo il sentiero, la montagna inizia a raccontare la sua storia. Il Pasubio fu uno dei fronti più duri della Prima Guerra Mondiale, e le testimonianze di quel periodo sono ancora presenti: gallerie scavate nella roccia, resti di trincee e fortificazioni che oggi appaiono come silenziosi custodi della memoria. Camminare qui significa rivivere, passo dopo passo, un passato fatto di sacrifici, ma anche di resilienza e speranza.
Dopo un tratto di salita regolare, il panorama si apre in tutta la sua magnificenza. In lontananza si scorge il Rifugio Achille Papa, sospeso tra cielo e terra, un punto di sosta ideale prima di affrontare l’ultimo segmento verso la vetta. Il rifugio non è solo un riparo, ma anche un luogo dove ritrovare energie, osservare le fotografie d’epoca appese alle pareti e immergersi ancora di più nella storia di queste montagne.
Da qui, il cammino verso Cima Palon è breve ma intenso. La croce di vetta appare quasi all’improvviso, segno tangibile di un traguardo che regala una vista indimenticabile: le Piccole Dolomiti si allungano all’orizzonte, le valli sottostanti si perdono tra boschi e prati, e nelle giornate più limpide lo sguardo può arrivare fino al Lago di Garda. È un momento che invita a fermarsi, respirare profondamente e lasciarsi avvolgere dal silenzio della montagna, rotto solo dal vento e dal richiamo degli animali d’alta quota.
La discesa permette di ripercorrere con calma lo stesso itinerario, questa volta con una consapevolezza diversa: ogni trincea, ogni galleria, ogni scorcio panoramico acquisisce un significato nuovo. Cima Palon non è soltanto una vetta, è un libro di pietra che racconta storie di uomini e di natura, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e dove il presente si intreccia con il passato in modo naturale e potente.
Affrontare questa escursione significa molto più che conquistare una cima: è un’esperienza di connessione con le radici storiche del nostro Paese e con la bellezza autentica della montagna. Chi arriva quassù porta a casa non solo una vetta conquistata, ma il ricordo di una giornata capace di unire fatica, emozione e la magia senza tempo del Pasubio.
Emanuele Ferretti, per gli amici Manè, è da sempre un grande appassionato di viaggi e avventura. La passione per la fotografia e per la natura lo ha portato a scoprire il mondo con i mezzi più disparati: dalla canoa, alla moto, al paramotore, al trekking.
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