Cammino di Santa Barbara, alla scoperta di una Sardegna diversa

Leonardo Anchesi  | 23 Giu 2023
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Esiste un Cammino dedicato a Santa Barbara che, km dopo km, si addentra in una Sardegna diversa, tutta da scoprire e da ammirare. Una lunga via di pellegrinaggio che, ricalcando le stesse orme dei minatori, ripercorre la storia del recente passato dell’Isola, una storia fatta di sacrificio umano e di gradi infrastrutture, che oggi giacciono silenti e immobili dinnanzi allo scorrere del tempo. Lungo questo percorso ammirerete grandi strutture che popolano il paesaggio, testimoni di un epoca in cui il gusto del bello era dove meno ci se lo poteva aspettare, e, allo stesso tempo, potrete apprezzare la natura che con pervicacia si sta lentamente riprendendo ciò che gli spetta. Ma ora è giunto il momento di scoprire più da vicino il Cammino di Santa Barbara, un vero e proprio viaggio nel tempo.

1 Qualche numero sul Cammino di Santa Barbara

Indicazioni_CamminoPiù di 500 km, 15.653 metri di dislivello (positivo), circa 170 ore di percorrenza, il tutto suddiviso in 30 tappe. Ecco solo alcuni dei numeri che caratterizzano questa magnifica avventura, dove ogni senso del vostro corpo verrà stimolato a livelli massimi: una tavolozza di colori unica si presenterà ai vostri occhi, il profumo inebriante delle fioriture riempirà le vostre narici, la consistenza della roccia ferrosa sotto i vostri piedi vi farà sentire un tutt’uno con elemento naturale, il canto degli uccelli nei lussureggianti boschi vi accompagnerà come una dolce melodia e i frutti che il bosco vorrà donarvi vi faranno scoprire gusti unici e incontaminati. Tutto questo non può essere spiegato con dei numeri ma deve per forza essere vissuto sulla propria pelle.

Tutto il percorso si sviluppa su strade e sentieri ben percorribili, ma la distanza da coprire è molta e un po’ di allenamento è necessario; la traccia è sempre ben presente, basterà seguire le numerose indicazioni di colore blu e giallo disseminate lungo tutto l’itinerario.

2 Storie di minatori

Galleria_2Intraprendere il Cammino di Santa Barbara vuol dire anche portare un tributo a quelle donne, a quegli uomini e anche a quei bambini che hanno lavorato per diversi secoli, spesso in condizioni vicine alla schiavitù, per strappare il minerale dalle viscere della terra. L’estrazione mineraria in Sardegna ha un’origine antichissima, che risale al tempo in cui prima i Fenici e poi i Cartaginesi avevano già scoperto la ricchezza di metalli dell’Isola, il cui suolo (e sottosuolo) rappresenta una delle più antiche terre emerse d’Europa. Furono i Romani, però, a dare un certo impulso a questa attività, inviando in Sardegna i condannati alla damnatio ad metalla, ossia ai lavori forzati nelle miniere.

Quello che vedrete, però, saranno i resti dell’attività più recente, fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, in un tempo in cui ai minatori erano concessi solo sei giorni di riposo durante l’anno (sì, esatto, dovevano lavorare per 359 giorni l’anno) e uno di questi era il 4 dicembre proprio per tributare i giusti onori alla loro patrona santa Barbara.

3 Le quattro tappe imperdibili del Cammino

Sono trenta in tutto le tappe che strutturano la via di pellegrinaggio e sono tutte belle; sul sito ufficiale del Cammino sarà possibile trovare tutte le indicazioni necessarie. Alcune, però, hanno un grande significato e sono assolutamente da fare almeno una volta nella vita. Abbiamo quindi selezionato per voi quattro percorsi, quelli più evocativi, che lasceranno sicuramente il segno.

3.1 Prima tappa: da Iglesias a Nebida

MonteponiLa partenza è fissata a Iglesias, capitale del Sulcis, un tempo centro nevralgico dell’attività estrattiva. Da piazza Quintino Sella, dove sarà anche possibile timbrare le credenziali, attraverserete il grazioso centro storico (che merita una visita) per poi costeggiare brevemente le mura medievali e uscire dalla città. Il percorso alterna momenti a contatto con la natura più lussureggiante ad altri dove si viene catapultati in un mondo industriale antico; sarà questo il caso delle maestose rovine del villaggio di Monteponi, dove attraverserete gli imponenti ruderi dell’antico agglomerato industriale, inattivo da diversi decenni. Il cammino punta poi deciso verso ovest; quando inizierete a scorgere il mare non sarete lontani dalla meta, rappresentata dal piccolo paese di Nebida e dal suo meraviglioso belvedere, dal quale potrete godere di una vista mozzafiato.

3.2 Da Masua a Buggerru: tanta fatica, infinita soddisfazione

MasuaRappresenta la terza tappa del Cammino e decisamente una delle più impegnative, con i suoi 19 km di distanza, abbinati a 887 metri di dislivello. Però,  il sentiero che andrete a percorrere è costantemente sospeso fra terra e mare, tanto che, a tratti, vi sembrerà quasi di volare sulla costa, dimenticando completamente la fatica. La terra rossa e le fioriture di erbacea vi faranno compagnia lungo tutto il cammino, che si sviluppa dentro una natura incontaminata e selvaggia. La grande miniera di Masua, in corrispondenza della partenza, e la miniera di Planu Sartu, quasi all’arrivo, vi ricorderanno il filo conduttore di tutto il percorso. Buggerru, un tempo nota come la Petit Paris, vi accoglierà con i suoi caratteristici vicoli, strappati alla montagna che lo sovrasta. Lì potrete scoprire storie di persone che vivevano ai limiti delle capacità umane pur di portare un piatto di minestra in tavola.

3.3 Dalle dune ai pozzi: la sesta tappa vi attende

Laveria_BrasseyQuasi 19 km e 890 metri di dislivello tutti su strada sterrata e facilmente percorribile: ecco cosa vi attende nel percorrere la tappa che collega Piscinas a Montevecchio. Ma non è solo questo. Lascerete le dune di Piscinas, vanto naturale sardo, per addentrarvi in una vallata colorata di un verde intenso; i ruderi della laveria Brassey, testimoni silenti dell’architettura industriale del XIX secolo ispirata allo stile gotico (il bello dove meno te lo aspetti), sono l’indicazione che Ingurtosu è vicino. Il piccolo villaggio sarà il luogo ideale per una sosta prima di proseguire lungo la strada che conduce a Montevecchio. I boschi sono disseminati di antiche strutture, un tempo votate ad assistere il lavoro dell’uomo, oggi mucchi inerti (e inermi) che sembrano chiedersi il senso della loro esistenza.

Miniera Sanna sarà una piacevole sorpresa lungo il cammino, una capsula del tempo poco prima di arrivare a Montevecchio, paese nato un tempo per accogliere operai e dirigenti provenienti da tutta Italia, creando un ambiente eterogeneo e stimolante.

3.4 Dall’isola grande all’isola piccola, verso la fine del nostro viaggio

Carloforte_(2)Dopo 12 km (e poca pendenza) fra rovine di miniere e nuovi impianti industriali, sarà il tempo di imbarcarsi sul traghetto per l’isola di San Pietro e il caratteristico paese di Carloforte. Poco più di mezz’ora di navigazione e come per magia vi sembrerà di essere arrivati in Liguria. Qui, infatti, secondo un’antica tradizione, la popolazione parla la lingua genovese. Il paese venne fondato nel XVIII secolo da un popolazione di pescatori genovesi da circa due secoli insediati a Tabarka, in Tunisia. Costretti a fuggire, chiesero la possibilità a re Carlo Emanuele III di Savoia di insediarsi sulla piccola isola di San Pietro, al tempo disabitata. Il re accordò loro di stanziarvisi e inviò il proprio architetto per progettare il piccolo borgo che, non a caso, si chiama Carloforte, in onore del generoso sovrano.

Leonardo Anchesi
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