Giardini botanici Hanbury, alla scoperta della natura in Liguria

Redazione  | 11 Ott 2017

Ventimiglia, 1867. Un gentiluomo inglese acquista un palazzo e i giardini, e decide di farne un’oasi naturale da far invidia a chiunque: ecco i Giardini botanici Hanbury di Ventimiglia.

Sir Thomas Hanbury, un viaggiatore e commerciante che aveva ottenuto una corposa fortuna nell’Ottocento vendendo tè in Asia, decise di ritirarsi lungo la splendida costa ligure, per godere del clima che questa zona offriva, e per questo acquistò l’antico Palazzo Orengo, appartenuto all’omonimo marchesato, estendendo poi i suoi possedimenti a tutte le aree verdi circostanti, con l’obiettivo di trasformarle in un giardino botanico dove portare fiori, arbusti e alberi provenienti dai quattro angoli del mondo.

Il lavoro si presentava decisamente arduo per un uomo solo, e fu così che Thomas Hanbury portò a Ventimiglia suo fratello Daniel, i botanici tedeschi Ludwig Winter e Alwin Berger, nonché una squadra di giardinieri che abitava proprio nelle prossimità, per aiutarlo in quella che si presentava come una vera e propria impresa.

I lavori ai Giardini botanici Hanbury lo occuperanno per tutta la vita, ma anche dopo la sua morte, nel 1907, l’ampliamento fu portato avanti dal figlio Cecil e dalla moglie di questo, Lady Dorothy Hanbury, che se ne occuparono fino alla Seconda guerra mondiale.

La struttura fu ceduta allo Stato Italiano nel 1960, che ne affidò la gestione dapprima all’Istituto internazionale di studi liguri e, alla rinuncia di questo, all’Università degli studi di Genova (nel 1979).

Informazioni utili

Nome Giardini Botanici Hanbury
LocalitàCorso Montecarlo 43, La Mortola Ventimiglia
Superficie complessiva18 ettari (180.000 metri quadrati)
Anno di apertura2000 (ma esistente dal XIX secolo)
Orari di apertura
  • 1 marzo – 15 giugno / 16 settembre – 15 ottobre: dalle 9.30 alle 18
  • Dal 16 giugno al 15 settembre: dalle 9.30 alle 19
  • Dal 16 ottobre al 28 febbraio: dalle 9.30 alle 17
Costo del biglietto d’ingresso
  • Intero: 7,50 euro (bassa stagione) / 9 euro (alta stagione)
  • Ridotto: 6 euro (bassa stagione) / 7,50 euro (alta stagione)

Alta stagione: dal 20 marzo al 30 giugno. Bassa stagione: dal 1° luglio al 19 marzo

NoteLa visita richiede circa 1h e 30. Non sono ammessi animali. Vi sono percorsi e macchine attrezzate per persone a mobilità ridotta.

Giardini botanici Hanbury: cosa vedere

GBH - Villa

Giardini Botanici Hanbury. La splendida villa circondata dalla vegetazione del Parco
(Archivio GBH – foto Daniela Guglielmi)

Seimila specie vegetali, esistenti da almeno un secolo, e ben diciotto ettari di terrazzamenti, giardini e percorsi tematici. I Giardini botanici Hanbury di Ventimiglia sono tra gli spazi verdi “organizzati” più importanti della Liguria e di tutta Italia.

Al suo interno è possibile trovare oltre cento specie di agavi, aloe, eucalipti, alberi da frutto tropicale (banani, avocadi e non solo), cactus, ma anche elementi verdi più tradizionali, almeno per le nostre latitudini, come rose e peonie, insieme alle innumerevoli piante aromatiche mediterranee (basilico, rosmarino, timo e via dicendo).

GBH - Piante succulenti

Giardini Botanici Hanbury. L’area delle cosiddette “piante succulente”.
(Archivio GBH – foto Daniela Guglielmi)

Ciò che rende Hanbury un luogo straordinario, sia sotto il profilo panoramico che naturalistico, è in larga parte dovuto al favorevole clima ligure: qui infatti la primavera è piuttosto precoce, e già tra la fine di febbraio e i primi di marzo iniziano le fioriture (non a caso, il Carnevale sanremese, non distante da qui, è ricco di fiori); la mitezza dell’autunno, allo stesso modo, si protrae ben oltre la media delle regioni settentrionali, e non è dunque raro trovare fioriture a novembre o dicembre, quando, in zone neanche troppo lontani, quasi tutte le piante hanno già iniziato a perdere le foglie.

Non solo natura, però: nei Giardini botanici Hanbury si possono trovare eleganti padiglioni in stile moresco, nonché il monumento sepolcrale della famiglia inglese, così come una piccola iscrizione latina di grande valenza, l’Inveni portum, la cui origine viene fatta risalire alla traslitterazione latina di un epitaffio di derivazione greca.

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