Nella terra del ghiaccio e del fuoco: trekking alla scoperta della Patagonia con Andrea Pagliari

Giordano Di Fazio  | 21 Mar 2024
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Abbiamo incontrato la guida alpina Andrea Pagliari, di recente tornato da un’avventura di trekking in Patagonia, e l’abbiamo intervistato per farci raccontare questa meravigliosa esperienza.
Siamo nell’America del Sud, la regione, compresa tra Argentina e Cile, offre una varietà di paesaggi spettacolari che vanno dalle montagne imponenti ai ghiacciai scintillanti. La vastità e la purezza dei panorami suscitano un senso di isolamento e pace impareggiabili. Viaggiatori da tutto il mondo sono attratti da questi luoghi in cerca di un’esperienza autentica in contatto con la natura incontaminata. È stato proprio questo che ha spinto
Andrea Pagliari, Accompagnatore di Media Montagna e International Mountain Leader, a partire per la Patagonia. In viaggio con l’associazione MilleMonti, di cui è Socio fondatore e Presidente, Andrea ci fa scoprire questa terra aspra e allo stesso tempo incantevole condividendo insieme stupore e conoscenza. Venite con noi nella terra del fuoco e del ghiaccio!

 

Viaggio in Patagonia: tra natura e cultura


Ci puoi raccontare in breve l’itinerario del viaggio?
“Con l’associazione Mille Monti siamo andati in Sud America, in un trekking alla scoperta della Patagonia argentina e cilena. Abbiamo inizialmente trascorso un paio di giorni a Buenos Aires per ambientarci, vedere la città ed entrare in contatto con la gente del posto. Questo perché, per come intendo io il viaggio, è interessante ammirare la natura, ma ciò non deve prescindere dalla cultura. Per me l’aspetto culturale è altrettanto interessante.
Arrivando nella capitale argentina sarebbe stato un peccato usarla solo come aeroporto di transito e non fermarsi a vederla. Siamo partiti per la provincia di Santa Cruz, nella Patagonia argentina, arrivando all’aeroporto di El Calafate, vicino al Perito Moreno, per proseguire verso
El Chaltén dove abbiamo fatto base. Nei suoi dintorni si trovano due tra le montagne più famose del mondo e del Sud America il Cerro Torre e il Fitz Roy.

 

I panorami di El Chaltén

“Qui la montagna ha un aspetto molto particolare: verticalità, con pareti molto alte che superano i 1.000 metri, sono molto slanciate e difficili da scalare. È per questo che sono diventate famose, non solo per l’aspetto estetico, anche per le loro difficoltà date anche dal clima patagonico. In questo periodo in Patagonia siamo verso fine estate e normalmente le temperature sono tra i 5 e i 10 gradi, solitamente piove spesso e c’è anche vento. Noi siamo stati fortunati perché abbiamo trovato due settimane di bel tempo con temperatura di 20 gradi calda e senza vento, con sole quasi primaverile. El Chaltén è un piccolo paesino che fino al 1985 non esisteva. Da lì abbiamo fatto due escursioni. Nella prima siamo giunti in bus al Rio Electrico per tornare a piedi al campo base di El Chaltén.

Lungo il tragitto si può ammirare il panorama su tutto il gruppo del
Fitz Roy. Le cime devono il nome al famoso capitano del Beagle, la nave su cui era ospite Charles Darwin, salpata alla scoperta del mondo. Prima di andare alle Galapagos e teorizzare “l’evoluzione della specie” l’equipaggio fece tappa proprio qui in Patagonia. L’escursione prevede una camminata nel bosco di Lengas, una pianta autoctona. Da qui ogni tanto si aprono delle vedute su tutto il Fitz Roy.  Dopo una salita impegnativa si arriva alla Laguna de Los Tres dedicata ai 3 primi scalatori della vetta. È caratterizzata da un lago di colore azzurro situato sotto alte pareti dal colpo d’occhio notevole.  Il ritorno per El Chaltén avviene passando dalla Laguna Capri, un altro lago molto carino.
La seconda escursione è stata al
Cerro Torre, ma non abbiamo avuto la fortuna di vederla perché era coperta tra le nubi. In compenso siamo arrivati alla bellissima laguna Torre.” 

 

Trekking nella Patagonia: passando per il Cile


“L’escursione nella Patagonia cilena ci ha visti protagonisti di un trekking a W. È chiamato in questo modo per via della forma del tracciato appunto a forma di W. Il percorso fa parte del Parco Nazionale Torres del Paine un luogo iconico e meraviglioso. La nostra permanenza qui è stata caratterizzata da un itinerario di quattro giorni dove abbiamo dormito anche nei rifugi.
Di ritorno a El Calafate l’ultima meta è stata il ghiacciaio Perito Moreno, un vero e proprio spettacolo della natura. Siamo tornati a questa cittadina che prende il nome da un arbusto, calafate appunto, che cresce in Patagonia, ha delle bacche blu che somigliano molto ai nostri mirtilli. Si dice che chi le mangia ritorna in Patagonia: e noi le abbiamo mangiate ovviamente!”

 

La natura incontaminata della terra che ha attirato numerosi esploratori italiani 

Cosa ti ha colpito in particolare di questa avventura di trekking in Patagonia?
“Una curiosità in cui ci è capitato di imbatterci in questa escursione è che gli animali hanno buona confidenza con l’uomo. Abbiamo visto da vicino il picchio rosso e altri rapaci. Abbiamo osservato anche il condor che non preda animali vivi, è infatti famoso perché si nutre di carogne.
Molti di questi luoghi sono diventati famosi grazie ai vari esploratori e alpinisti italiani. La zona è stata infatti frequentata da un salesiano, Alberto De Agostini e fratello di Giacomo De Agostini della famosa casa editrice, anche lui appassionato di geografia. Il fratello Alberto è stato un grande esploratore di questa zona della Patagonia.

Il Mirador Maestri per esempio prende il nome da Cesare Maestri, un attivista trentino fortissimo. Era famoso per aver aperto una via sul Cerro Torre chiamata “via del compressore” perché si era avvalso di un compressore per piantare i chiodi.
Inoltre la prima salita ufficiale verificata al Cerro Torre risale al  ’74, ed è stata fatta a opera dei Ragni di Lecco.  Quest’anno ricorre il 50esimo dell’impresa, un’alpinistica per nulla banale, anzi molto difficile, molto impegnativa e altrettanto ambita proprio a causa delle condizioni sia di verticalità, sia di ghiaccio. Il ghiaccio qui è molto particolare e spugnoso e richiede delle piccozze specifiche per via delle condizioni meteo che sono generalmente proibitive.”

 

Preparazione fisica per il trekking in Patagonia

La Patagonia, il luogo alla fine del mondo, è “la terra del ghiaccio e del fuoco” dove le condizioni climatiche sono talvolta estreme. Come ci si predispone per un’escursione in questi territori a livello di allenamento, ossigenazione e preparazione fisica?
“Partiamo dal presupposto che lì il problema della quota non si pone, in quanto si è sempre a basse quote, tra 200-300 metri. Se si arriva in alto si possono toccare i 1.100-1.200 metri. Per questo non c’è nessuna preparazione particolare. Per il trekking in Patagonia basta un po’ di allenamento e l’attrezzatura da escursionismo: un paio di scarponi, un buon guscio e un paio di calzoni. L’importante è che sia tutto impermeabile perché lì solitamente c’è vento e piove. Quello che consiglio sempre è di riporre tutto nello zaino, ovviamente in sacchi impermeabili.”

 

Differenze tra montagna europea e sudamericana: conformazione del paesaggio

Qual è la conformazione dei paesaggi e dei panorami che si incontrano? Quali sono le differenze sostanziali che ha notato con Alpi e Appennini e in generale con le montagne europee?
“L’ambiente è completamente diverso, sostanzialmente è desertico perché non piove mai in quanto le perturbazioni arrivando da ovest, dall’Oceano Pacifico, interessano principalmente la catena andina. In Patagonia arriva sempre aria secca e avvicinandosi alla catena montuosa troviamo il deserto fino a raggiungere i piedi delle montagne. Qui invece la pioggia permette la crescita della vegetazione. Una delle differenze principali è la presenza di ghiacciai a bassa quota. Mentre i nostri ghiacciai sono situati in alta montagna, qui in Patagonia possiamo trovarli già a poche centinaia di metri di quota. Ne è esempio il Perito Moreno compreso tra i 200-300 metri. In  pochi chilometri osserviamo il passaggio dal deserto, dove c’è la pianura, ai primi rilievi caratterizzati dalle precipitazioni.

Qui il panorama si presenta ricco boschi, ghiacciai, nevai e laghi. Il contrasto e il cambiamento, nel giro di poco, sono sicuramente notevoli. Le Ande sono famose per la presenza dello Hielo Continental Patagónico, un ghiacciaio lungo 400 chilometri che ricopre appunto la parte patagonica delle Ande. Qui, in generale, sulle cime delle montagne, e specialmente sul Cerro Torre, il ghiaccio è diverso. Proprio per le condizioni climatiche caratterizzate da forti venti, precipitazioni e temperature particolari con alto tasso di umidità si forma un ghiaccio un po’ più spugnoso.  A colpo d’occhio la diversità non si nota, è al tatto, quando si pianta dentro le piccozze o lo si scala, che la differenza diventa sostanziale.”

 

Come i locali vivono il trekking in Patagonia

Noi europei siamo abituati a pensare alla montagna con le malghe, gli alpeggi, tutto un po’ in stile tirolese. Sebbene a quote minori, è prassi per i locals concepire la montagna come noi? Gli autoctoni come la vivono?
“I veri autoctoni si sono estinti circa un secolo fa, come la storia ci insegna, sterminati dalle varie malattie. I pochi locali sono migrati per la maggior parte in Argentina, e Cile per lavorare nelle estancias le tipiche aziende agricole che rammentano le fazendas portoghesi. Queste hanno accolto gente un po’ da tutto il mondo e soprattutto molti europei. Pensiamo alla sola Argentina  in cui un buon 50% è di discendenza italiana. Gli italiani sono rimasti nelle zone più a nord per via delle condizioni climatiche più simili all’Italia e favorevoli all’agricoltura. Giù in Patagonia si sono spinti invece molti tedeschi e nord europei dediti all’allevamento.

Ma non appena ci si inoltra sul versante della montagna il paesaggio diventa ostile e non vi è traccia umana, solo natura incontaminata, e questo è forse ciò che attira più il visitatore straniero. Diversi parchi naturali sono stati istituiti nel tempo: tra questi vi è il Parco Nazionale Los Glaciares dove si trova il Perito Moreno. Deve il nome all’esploratore argentino Moreno a cui è stato dedicato il ghiacciaio. La sfida oggi è coniugare la tutela della natura con lo sviluppo turistico perché fino all’85 non c’era niente. Infatti fino a vent’anni fa lo si raggiungeva solo mediante strade sterrate, non esisteva l’aeroporto di El Calafate. Il modo per raggiungere questa zona era partire dalla costa affrontando una giornata su strade sterrate. Il turismo sta aumentando sempre più e la questione su come coniugare tutti i suoi aspetti con la tutela del territorio si fa sempre più calda.”

 

Consigli per un’avventura nella terra a Sud del mondo

Da guida esperta quale consiglio daresti a chi vuole intraprendere un viaggio in Patagonia?
“Tutto sta all’esperienza. Se decidete di partire in gruppo, e questo è fatto da esperti camminatori come voi, andare alla scoperta della Patagonia per un’esperienza di trekking sarà di sicuro più semplice.
Se invece se non siete esperti, sarà meglio affidarsi a delle guide certificate che potranno organizzare il viaggio. Non solo vi accompagneranno lungo il percorso, ma vi racconteranno quello che state vivendo nel migliore dei modi aggiungendo la conoscenza alla vostra esperienza.”

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Giordano Di Fazio
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