Freddo e (quasi) inespugnabile, ma che meraviglia: è questo uno dei picchi più indimenticabili d’Italia

Giordano Di Fazio  | 19 Set 2023

Un picco tra i più belli e indimenticabili d’Italia quello del Rocciamelone. Alle spalle di Torino, al confine tra la Valle di Susa e la Valle di Viù, si erge a 3.538 metri s.l.m. uno dei grandi giganti delle Alpi. Con la sua forma aguzza, non lontana dai più noti valichi del Monginevro e del Moncenisio, Rocciamelone si staglia imponente e severa, il suo profilo è inconfondibile e si ammira da tutto il Piemonte. Proprio per questo per lungo tempo è stata considerata la vetta più alta delle Alpi e nel Medioevo si pensava che Rocciamelone fosse addirittura la montagna più alta d’Europa.

La sua imponenza è di certo assodata tanto che sulla sua vetta convergono ben tre territori comunali: quelli di Mompantero, Novalesa e Usseglio. Ma proprio questa sua austerità in passato è stata simbolo di credenze e leggende che l’hanno avvolta in un alone di mistero che ancora un po’ la vetta delle Alpi si porta dietro. Ma Rocciamelone oggi è soprattutto una delle mete alpine più rinomate per il trekking. Un paradiso naturale per tutti coloro che amano immergersi in un ambiente selvaggio ed incontaminato, che amano il piacere dell’escursione e che si inchinano davanti a tanta bellezza, senza sfide e tabelle di marcia.

Rocciamelone tra mito e storia

Una vetta quasi inespugnabile, come si direbbe in fase di guerra. Così sembrava essere, nel passato, la montagna piemontese. Il suo essere di non facile accesso ha vanificato tante escursioni organizzate per salire in cima, a cui si sono aggiunte anche forti tempeste. Questa continua difficoltà di accesso ha alimentato nel tempo il mito dell’irraggiungibilità di Rocciamelone oltre che la credenza che la cima fosse il rifugio di un orribile diavolo, pronto ad aggredire chiunque tentasse di violare la sua dimora.  Secondo la fantasia popolare Rocciamelone era, inoltre, in ogni estate, il rifugio di Re Romolo che lo sceglieva per lenire la lebbra. Una credenza così forte che per anni il suo tesoro fu cercato invano lungo la vetta. Leggende non affatto nuove al mondo delle Alpi che per la sua altezza sono sempre state attorniate da un alone di mistero e credenze popolari.

La vetta di Rocciamelone resta a lungo inviolata. Qui arriva nel 1358 Bonifacio Rotario d’Asti, un crociato estense che catturato dai Turchi si era affidato alla Madonna per la sua liberazione, promettendo che se fosse tornato in patria le avrebbe dedicato un simulacro. E così fu. Sulla cima il crociato appose, in una grotta rocciosa, un trittico bronzeo dedicato alla Madonna realizzato a Bruges e oggi conservato nel Museo diocesano di Susa. Nel tempo la montagna piemontese è divenuta simbolo della devozione alla Madonna con tanti pellegrinaggi a lei dedicati.
Ed infine, affianco al mito, alla leggenda e alla religione c’è la natura, sempre meravigliosa, che in estate come in inverno, regala grandi esperienze. Per gli amanti del trekking, delle camminate e delle escursioni outdoor impossibile non provare almeno una volta la salita verso il Rocciamelone.

Itinerario

La scalata al Rocciamelone non è cosa semplice. L’itinerario è abbastanza impegnativo sia per l’altezza a dir poco considerevole ma anche per il dislivello da affrontare. Senza poi contare le difficoltà del tragitto che, a parte l’estate, può presentare in vari tratti il manto nevoso. L’escursione può iniziare da vari punti del Piemonte ma per chi ama la tradizione, il tragitto classico inizia dai ruderi de La Riposa, un ex-forte militare situato a circa 2.000 metri raggiungibile comodamente in auto. Da qui si segue il sentiero che tratteggia il percorso verso il lato nord-ovest del monte lungo un ripido costone erboso. Si supera il canale e si risale ancora per arrivare al cospetto di una bastionata rocciosa che ape le porte alla Ca’ d’Asti (2854 m), il più antico rifugio d’Italia, e valido punto dove poter pernottare per chi può organizzare l’uscita outdoor in due giorni vivendo anche l’esperienza di dormire in alta montagna.

Per chi, invece, vuole fare l’itinerario tutto d’un pezzo si continua a salire per raggiungere La Crocetta (3306 m). Lungo la diagonale che da sud conduce ad est ci si sposta ancora verso la cima sul tragitto che in estate è abbastanza agevole ma che, se ancora innevato, presenta condizioni abbastanza ostiche.
Una serie di tornanti ancora da affrontare e si arriva al cospetto della Madonnina, qui si trova il piccolo rifugio Santa Maria. Al suo interno un locale per rifocillarsi una volta arrivati in cima e una chiesetta. Accanto al rifugio anche una statua dedicata a Vittorio Emanuele II, in ricordo della salita del sovrano nel 1844 ad una delle vette più celebri del Piemonte.

Giordano Di Fazio
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