Ci sono estati in cui non ne puoi più nemmeno dell’idea di andare al mare. Troppa gente, troppo caldo e allora capita che invece di cercare ombrelloni e spritz, uno cominci a guardare le montagne. Quelle vere, quelle che, appena sali di qualche centinaio di metri, ti fanno già respirare meglio. Dove l’aria è più fresca, i pensieri si fanno più leggeri, e anche il silenzio sembra suonare bene.
Il Lazio, da questo punto di vista, è una sorpresa continua. Siamo abituati a pensarla come una regione “di mezzo”, col traffico, la confusione, i borghi carini e Roma che si prende tutta la scena. E invece basta allontanarsi un attimo per scoprire sentieri incredibili, boschi freschissimi anche in pieno agosto, viste che ti fanno fermare per dieci minuti buoni in silenzio, solo per guardare.
In questo articolo ti porto in tre posti che mi sono rimasti addosso, ognuno per un motivo diverso. Un anello panoramico nei Castelli Romani, una cima vera e propria sull’Appennino e un sentiero sospeso tra mare e leggenda a Gaeta. Se stai cercando un po’ di fresco, ma soprattutto panorami che ti rimettano al mondo, sei nel posto giusto.
La piattaforma Wikiloc ha lo scopo di far connettere gli utenti tra loro. Un’ampia gamma di percorsi creati per l’appunto dagli utenti a beneficio di altri escursionisti, esperti e non, che hanno voglia di intraprendere un itinerario di trekking. Wikiloc permette, grazie alla sua tecnologia, di scaricare la traccia GPS e di navigare il percorso tramite l’app, scaricabile sia su iOS che Android. Uno strumento molto utile soprattutto per utenti meno esperti che non conoscono bene la zona e i dettagli dei sentieri.
Wikiloc permette anche di creare da zero la propria escursione e tenerne ugualmente traccia per il proprio itinerario. Una volta fatto questo potrà essere messa a disposizione della community e avere la soddisfazione di trasformarla in una guida di trekking per chi deciderà di intraprenderla. Anche i seguenti 3 percorsi tra le montagne del Lazio sono tutti scaricabili e navigabili tramite app, così potrai subito partire all’avventura.
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Questo giro lo consiglio sempre a chi vuole staccare da Roma, ma senza salire in quota o guidare per ore. Perché qui sei praticamente a casa, siamo ai Castelli Romani, ma quando entri nel bosco, sembra tutto un altro mondo.
Il punto di partenza è a Rocca di Papa, poco sopra la piazza principale, esattamente ai Campi d’Annibale, da dove parte questo anello che è una delle perle nascoste del Lazio. E sì, magari il nome “Monte Cavo” non suona epico come Terminillo o Velino, ma fidati: questa zona ha un’energia particolare. Sarà per la storia, sarà per il verde fittissimo, ma c’è qualcosa che ti rimette in ordine.
Il sentiero segue in gran parte la Via Sacra, una strada lastricata d’epoca romana, che porta dritta dritta verso quello che un tempo era il tempio di Giove Laziale. Già solo questo basterebbe a dargli un certo peso, ma la verità è che quello che colpisce di più è l’ambiente. Si cammina sotto faggi e castagni che in estate fanno una differenza enorme. Niente sole a picco, niente afa, ma solo un fresco naturale che ti accompagna per tutto il percorso.
Il punto più alto è la vetta del Maschio delle Faete (956 m) e tutto l’anello è lungo circa 10 km, con più o meno 400 metri di dislivello: perfetto per chi cerca una camminata senza troppa fatica, ma con grandi soddisfazioni. I tratti in salita ci sono, ma mai troppo duri.
Un consiglio? Portati qualcosa da mangiare e goditi il pranzo dal punto panoramico più bello, La Loggetta.
La traccia gps del percorso può essere scaricata da questo link e navigabile in app.
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Se hai voglia di montagna vera, quella che ti fa usare le gambe per davvero e ti regala panorami da cartolina, il Terminillo non delude mai. Siamo a poco più di un’ora e mezza da Roma, ma qui l’aria cambia, il cielo sembra più vicino e la luce è diversa.
Il punto di partenza di questo anello è il Rifugio Angelo Sebastiani, a quota 1820. Parcheggi, ti sistemi lo zaino e già respiri un’aria che ti fa dimenticare il caldo e la confusione della città. Da lì parte un giro che, se hai un minimo di allenamento, ti regala una delle escursioni più belle dell’Appennino laziale.
Il percorso tocca quattro cime: Terminillo, Terminilletto, Monte Sassetelli e Cima Vall’Organo. Sì, è un giro ad anello, ma non immaginarti una passeggiata pianeggiante. Qui si sale e si scende su sentieri di cresta, tra sassi, ghiaia e tratti esposti che, se soffri di vertigini, è meglio affrontare con attenzione.
Ma niente di estremo, con scarponi buoni, un po’ di abitudine a camminare in quota e il meteo dalla tua parte, si fa tutto con grande soddisfazione.
Il pezzo più “importante” è ovviamente la salita alla Vetta del Terminillo. Dura ma breve e da lì, lo sguardo si apre su tutto: Sibillini, Gran Sasso, Maiella se la giornata è limpida. E se ti giri verso ovest, nelle giornate fortunate, puoi vedere perfino il mare.
Dopo la vetta, si scende verso il Terminilletto e poi si entra in una zona più tranquilla, ma sempre panoramica, che passa per Monte Sassetelli e Cima Vall’Organo. Il terreno cambia, il ritmo anche. È un susseguirsi di creste, vallette, prati d’alta quota e rocce bianche che sembrano tagliate da un gigante.
Un consiglio: se puoi, evita il weekend di Ferragosto, il Terminillo è amato e conosciuto, e nei giorni più affollati perde un po’ di quella magia da “montagna per pochi”. Ma se ci vai in un giorno normale, magari in settimana o la mattina presto, puoi trovarti solo su una cresta e lì ti rendi conto che valeva la pena ogni metro di salita.
Scarica da qui la traccia e inizia a navigarla in app.
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Qui cambiamo completamente scenario. Non siamo più tra rocce e faggi, ma sospesi tra mare, vento e pietra viva. Però fidati, anche se sembra “meno montagna”, questa escursione ha dentro tutta l’anima del trekking. E in più ha il mare sotto i piedi, che non è male.
La Montagna Spaccata è uno di quei posti che ti restano impressi, anche se ci sei solo passato una volta. Si trova a Gaeta, nel Parco Regionale di Monte Orlando, un promontorio verdissimo che si tuffa nel Tirreno. Non è un’escursione faticosa, anzi, è perfetta anche per chi non è un camminatore esperto. Ma ha qualcosa che poche altre passeggiate possono vantare: una storia antica, un paesaggio da togliere il fiato e una leggenda che, anche se non sei tipo da credere, un po’ ti colpisce.
Il giro inizia dal lungomare di Gaeta e sale verso Monte Orlando, passando tra pini, scorci rocciosi e panorami aperti sulla costa. Il sentiero è ben tenuto, facile da seguire, e ogni tanto si apre su punti panoramici da cartolina. Ma il clou arriva quando ti trovi alla Montagna Spaccata vera e propria: una fenditura verticale nella roccia che sembra fatta con la spada di un dio.
Secondo la tradizione, si sarebbe aperta nel momento della morte di Cristo. E dentro, incastonata nella parete, c’è una cappella scavata nella roccia, la Cappella del Crocifisso, dove tutto è silenzio, fresco, umido. C’è un senso di pace che è difficile spiegare a parole.
Poi c’è la famosa “Mano del Turco”, un’impronta nella pietra che secondo la leggenda sarebbe stata lasciata da un marinaio musulmano che, non credendo alla storia della montagna spaccata, toccò la roccia, che si sciolse sotto la sua mano. Realtà? Favola? Chi lo sa. Ma intanto sei lì, a guardarla, e un brivido ti sale lo stesso.
Scendendo dalla spaccatura, se non hai problemi con le scale, puoi arrivare fino alla base della Grotta del Turco, una fenditura profonda e buia che scende giù fino al mare. Il colore dell’acqua, visto da lì, è qualcosa che non si dimentica.
Segui tutte le indicazioni del percorso scaricando l’app e la traccia gps da questo link.
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito GoodTrekking portando avanti la mia passione per il trekking e l'outdoor
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