Poco più di 1000 abitanti e un castello sospeso su una roccia: scopri la magia di questo borgo in Abruzzo

Antonia Festa  | 27 Dic 2025

Siamo in Abruzzo, in provincia di Chieti, in un piccolo comune di poco più di 1000 anime dichiarato Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Nato come avamposto per controllare il Rio Secco contro i Bizantini, i Longobardi andarono a creare un torrione che oggi è un meraviglioso castello su una roccia: il Castello Medioevale di Roccascalegna.

La Rocca con la scala di legno, che dal paese la portava direttamente alla fortezza, è il simbolo del comune. A 430 metri s.l.m., in mezzo a boschi e colline, Roccascalegna ha un castello medievale tutto da vedere, ma parte dell’esperienza è proprio come arrivarci. Preparate la macchina fotografica.

Roccascalegna e Corvo de’ Corvis

Roccascalegna è un posto meraviglioso. Il borghetto che sta ai piedi della rocca è fatto da casette a un piano o due, alcune un po’ abbandonate, mentre altre ripristinate e tutt’ora abitate, nella via che effettivamente porta al castello. Il comune fu edificato nel 1160, su insediamenti precedenti, tant’è che è abitato dall’Eneolitico e sue testimonianze risalgono anche all’epoca romana.

La presenza di monaci presso la Chiesa di San Pancrazio risale, invece, all’anno 829. La chiesetta si trova vicino al cimitero e fu ricostruita nel 1205. In realtà, le ricostruzioni furono diverse, perché si teorizza che l’origine sia longobarda. I Longobardi fondarono il torrione, ma il Castello Medioevale di Roccascalegna è normanno.

Intorno a questo luogo aleggia una leggenda. Si narra, infatti, che un barone che abitava il castello, Corvo de’ Corvis, impose nel 1646 lo Jus primæ noctis, obbligando ogni donna del paese a passare la prima notte di nozze con sé invece che col nuovo consorte. Leggenda vuole che o un consorte legittimo, travestito, oppure una delle spose accoltellò il barone, che lasciò su una roccia la propria mano insanguinata. Si dice che questa impronta fosse molto visibile dopo il crollo della torre nel 1940, vicino a un balcone in prossimità del torrione.

Castello Medioevale di Roccascalegna, cosa sapere


[foto @Giambattista Lazazzera/Shutterstock.com, solo per uso editoriale]

Il Castello di Roccascalegna, dopo la ristrutturazione, ospita nelle torri e nel magazzino delle mostre temporanee, con possibilità di visite guidate. Il sito è aperto tutti i giorni, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, mentre di domenica e nei festivi l’orario è dalle 10 alle 18. La visita al castello rinascimentale costa 4 euro. Per tutti i dettagli, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.

Come arrivare al Castello di Roccascalegna? Siamo a un’oretta da Pescara e basta percorrere l’autostrada Adriatica andando per Val di Sangro e uscendo a Roccascalegna. Essendo un borgo piccino orientarsi non è problematico: alzate lo sguardo e andate dove vi portano il cuore e la segnaletica.

Parliamo di una mezz’ora di camminata in pendenza nel paesino, pieno però di punti panoramici: il nostro consiglio è anche di scendere a valle per vedere il borgo intero in tutta la sua bellezza. Dopotutto, Roccascalegna è stato lo sfondo di certe scene de Il nome della Rosa e di qualche documentario di Alberto Angela.

Voglia di trekking panoramico a Roccascalegna?

Roccascalegna è ben adatta al trekking. La visita al Castello e al borgo è più un trekking leggero, ma si può andare oltre. Il sentiero più gettonato è il percorso panoramico, percorribile in circa un’ora. Di norma, per arrivare al castello si parte dalla piazza sottostante, al Bar da Giò in Piazza Umberto Primo, dove c’è l’arca della pace dedicata ai caduti di tutte le guerre (la trovate qui).

Da lì andate semplicemente dritto e in alto, per la Chiesa di San Pietro e, poi, per la strada stretta verso il Castello. Dalla chiesa scendiamo al sottopasso e giriamo verso il Museo del Bozzetto e tra ulivi secolari, fino a un’area attrezzata per i pic-nic. Le viste fra i boschi qui sono meravigliose, l’aria è pulita e il percorso risulta relativamente comodo: dopo gli uliveti potete ritornare alla chiesa o tirare dritto e ritrovarvi in piazza per una sosta.

Antonia Festa
Antonia Festa

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.

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