Una storia che si radica in un tempo misterioso, un tempo che ha lasciato le sue orme. Esattamente come il paziente lavoro della pioggia nelle grotte carsiche. Il soprannome che potremmo dare a questo borgo è già una presentazione: Gromo, il borgo del ferro e del fuoco. Addentriamoci allora nelle Alpi della Lombardia sino a raggiungere questo inno ad un’origine che, per quanto sembri lontana, rimbomba sempre nell’eco delle mura di queste case.
Il centro storico di Gromo
Ci troviamo in collina, in provincia di Bergamo, a 676 metri sul livello del mare. Infatti il nome di questo borgo incantato deriva dalla parola latina Grumus, che significa altura. La prima fiamma della storia di Gromo parte nel 50 a.C., quando i Celti si insediarono in questa zona. Furono loro ad estrarre per primi il ferro dalla roccia. Ebbene sì, partiamo da questo arcano tempo il cui riverbero sembra ancora raggiungere le nostre orecchie. Ecco che poi siamo nel 1000 d.C., ed un membro della famiglia Ginami è in conflitto con il proprio casato a Bergamo, e decide di risalire la Valle Seriana con i suoi seguaci, prendendo possesso di Gromo.
È il 1.267 a decretare, il 12 febbraio, la comunità del comune di Gromo. L’industria è dalla parte di questo borgo fatato sino al 1.666, quando un’alluvione lungo la Valle del fiume Goglio mette in ginocchio la fortuna di questo luogo. Il momento in cui Gromo si rialzò definitivamente in piedi fu decisamente a partire dagli anni 50 del ‘900.
Il Castello Ginami del borgo di Gromo
La storia di Gromo è certamente affascinante, ma tra edifici civili e religiosi abbiamo il tempo di sbizzarrirci. Parliamo ad esempio di Castello Ginami. Fu costruito dalla famiglia Ginami dei Licini e portato a termine nel 1276. Questo magnifico castello si innalza su uno sperone roccioso, sopraelevato, come ogni castello che si rispetti. Ciò veniva fatto per trovarsi in una posizione di difesa. Da qui avremo la possibilità di veder scorrere il fiume Serio, immaginando quel rumore che entra nelle nostre vene per cullare l’anima.
Oggi il castello è diventato un ristorante, ma il suo interno ci sussurra ancora la sua storia. Un meraviglioso lampadario in ferro battuto porta il cigno, stemma del Comune di Gromo. Cenare al lume di candela con la storia attorno a noi è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita. Ecco che Castello Ginami ci offre quest’opportunità. Un’aura di mistero ci abbraccia mentre respiriamo quell’aria di magia che invade le nostre narici.
La chiesa parrocchiale di San Giacomo a Gromo
Un perfetto modo per rendere onore al santo patrono di Gromo, festeggiato il 25 luglio, fuori dall’attuale centro, la chiesa parrocchiale di San Giacomo è collocata sull’antica via tra Bettuno, Boario e Ripa. Nasce nel XIII secolo e si sviluppa varie parti, a seguito di varie aggiunte ed integrazioni che l’hanno finalmente portata alla forma attuale. L’interno ci parla di un passato romanico, con tre navate, accarezzato da alcune parti rinascimentali, come il battistero, e barocche, come le navate laterali e il presbiterio.
Al suo interno, ci stupisce con moltissimi elementi assolutamente degni della nostra attenzione: il fonte battesimale è cinquecentesco, e troviamo un ciclo pittorico realizzato da Antonio Cifrondi, alcune tele sono sicuramente da attribuirsi alla seconda metà del ‘700, con uno stile veneto perfettamente riconoscibile. Le reliquie giocano, come al solito, un ruolo assolutamente fondamentale. L’altare ligneo è un esempio lampante che ci mostra lo stile della scuola del Fantoni.
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Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.
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