L’anello azzurro del lago di Molveno e di Nembia per un trekking sensazionale in Trentino

Annalisa Porporato e Franco Voglino  | 01 Giu 2023
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Nel territorio della Paganella, escursione lunga ma dal dislivello contenuto che porta attorno al più grande lago di Molveno e al piccolo lago di Nembia, tra panorami lacustri e boschi di varie essenze. Alla scoperta del tipico borgo di Molveno, l’incanto dell’azzurro del suo lago, vincitore della classifica dei laghi di Legambiente per sette anni dal 2014 al 2021 e la maestosità delle Dolomiti di Brenta, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Naturale dell’Umanità, uniti in un abbraccio di bellezza che non potrà non stupire chi camminerà lungo questo affascinante anello.

1 Scheda Tecnica

Tempo di percorrenza: 5 ore
Distanza: 15Km
Dislivello: 250 md+
Difficoltà: Sentiero Escursionistico
Segnavia percorso: cartelli girolago, piccoli camminatori
Periodo adatto: Tutto l’anno (in assenza di neve e ghiaccio)
Dove parcheggiare: Molveno, parcheggi a pagamento presso il lago

2 Itinerario

Anello Lago di Molveno

Si percorre via Lungolago fino ad arrivare davanti alla struttura lignea della Segheria Taialacqua, costruita nel Cinquecento (830 m), il cui nome non deriva dall’acqua che muove il meccanismo della sega, bensì da Don Taialacqua, il parroco che fece costruire la segheria. Alla vicina rotonda si prende la stradina asfaltata a destra costeggiando il campeggio fin quando diventa un ampio sentiero tuffandosi all’ombra di un bosco misto, costellato da evocativi massi coperti di muschio.
Il bel sentiero, ampio e graduale, rimane sempre all’ombra del bosco anche se questo fa sì che la vista verso il lago sia un po’ nascosta, ma se si imboccano le tracce a sinistra ci si può avvicinare alle rive, anche se si deve prestare molta attenzione perché sono alquanto disagevoli. In uno dei primi si trova anche una panchina quasi lambita dall’acqua, per un punto di vista insolito.

Procedendo lungo il bel sentiero si giunge ad un bivio dove si tiene la sinistra (cartello “Ponte Romano”) arrivando così in breve al ponte di pietra. Non è veramente di epoca romana ma della fine del Duecento e prende il nome dalla forma a tutto sesto. Guardando verso sinistra si ha un bello scorcio del lago, mentre verso destra, oltre il ponte stradale che lo sovrasta, appare la sottile cascata Rio Ceda che si getta in una placida pozza. Dopo il ponte si incontra un bivio dove si va a destra in leggera salita e poco dopo ci si collega alla strada che arriva dal ponte stradale che sovrastava il Ponte Romano.

La via, ora in cemento, procede in salita abbastanza decisa tra faggi e abeti rossi.
Ci si allontana dalla riva del lago, per tagliare l’evidente penisola che si sporge verso il lago. La salita è abbastanza ripida ma l’ambiente è piacevole.
Si presti attenzione ad un sentiero sulla sinistra, segnato dal cartello “Fortini – Cima del Doss”, che effettua una deviazione dal tracciato principale. Il sentiero si allunga graduale fino ad una radura dove si trovano alcuni muraglioni di un forte, poi sale ripido tra i faggi ed i pini arrivando alla cima del Doss letteralmente circondato da un sistema di trincee da cui si apre una meravigliosa vista verso il lago che giustifica in pieno la deviazione fatta (950 m).

Tornati poi indietro sulla strada abbandonata in precedenza si percorrono gli ultimi metri di salita arrivando al Doss Corno (930 m); da qui si scende decisamente sempre su strada che diventa però sterrata, avvicinandosi nuovamente alle rive del lago, per poi farsi nuovamente graduale.
Il bosco, finora fitto, si fa rado passando su un tratto aperto, un po’ a ridosso degli sfasciumi pietrosi, e portando al di sopra dell’impressionante salto d’acqua che giunge qui dopo chilometri di gallerie, come si può leggere sugli interessanti pannelli posti in loco. La strada torna a scendere inoltrandosi nuovamente nel bosco a predominanza di pini. Una stradina che si stacca verso sinistra porta con una breve deviazione ad ammirare il salto dal basso.
Tornati sulla strada principale la si segue ancora in discesa, allontanandosi dalle rive. Dove la vegetazione si fa più rada si ignora il cartello del “giro del lago” che manda a sinistra, tenendosi ancora sulla sterrata che termina su una strada asfaltata (835 m).

Si abbandona per ora il lago di Molveno per raggiungere il piccolo lago di Nembia, prima di fare ritorno e completare il giro. Si segue dunque la strada asfaltata in discesa e appena prima di un bivio si trova, a sinistra, una lapide del 1843 che ricorda indirettamente la dura vita di un tempo, come narrato dal pannello che si trova lì accanto, uno dei molti che incontreremo lungo il cammino. Si prende a sinistra al bivio (fontana) inoltrandosi in una vegetazione che diventa un po’ più fitta. Al bivio seguente si tiene di nuovo la sinistra e l’asfalto lascia il posto allo sterrato arrivando un breve in prossimità di un ponte che non va attraversato. Si devia a destra camminando lungo l’argine di un canale di servizio della centrale idroelettrica (solitamente asciutto). Il tracciato, sterrato, passa al limite di un bosco di latifoglie e porta con salita lieve ad una strada asfaltata.

Si va a sinistra, in discesa, lungo la strada, ma alle prime case, all’altezza di uno dei pannelli didattici, si abbandona l’asfalto per andare a destra. Subito dopo la casa si cammina in un bellissimo tratto selciato stretto da due muretti a secco, che con andamento sinuoso passa nei pressi di alcuni edifici costruiti addossati alle grandi masse rocciose. Un tratto molto piacevole e suggestivo.
Il percorso porta così alle rive del lago di Nembia, un piccolo bacino delizioso e rilassante (785 m, fontana). Andando a destra si supera il ponte e si percorre il sentiero che permette di compierne l’intero periplo.
Due sono le anime di questo laghetto: a ovest è più “selvaggio”, si cammina su sentiero delimitato da salici mentre alla nostra destra si alzano ripide pareti rocciose, appena addolcite ai loro piedi da una fascia boscosa. A est le rive sono più “urbane”, con prati rasati, panchine, alberi distanziati per fare ombra e due passerelle di legno che permettono di “camminare sull’acqua”. Il tutto ben armonizzato e molto rilassante.

Appena prima di tornare alla fontana si segue la stradina a destra, in salita, che porta sulla strada asfaltata, la si attraversa per imboccare l’evidente selciata in salita che porta alle altre case dell’abitato di Nembia, tutte ben recuperate.
Da qui in poi la segnaletica scarseggia, aiutano i segni di vernice azzurri formati da una linea ed un punto ed i piccoli cartelli, di legno, de “piccoli camminatori”.
Il percorso diventa di nuovo una piacevole selciata delimitata da suggestivi muretti a secco, mentre la vegetazione crea una sorta di tunnel di aceri, noccioli e robinie, con qualche sporadica betulla.
Si giunge così con piacere ad una zona più aperta di prati con case addossate alle rocce e la piacevole selciata porta ad una strada sterrata.

La si segue verso sinistra procedendo graduali nel bosco inizialmente a predominanza di faggi, poi di abeti che soprattutto in un punto creano un luogo magico, con massi ricoperti di muschio che invogliano a soffermarsi. Si giunge così ad una ombrosa area picnic (810 m, fontana) con tavolini e una tettoia. Poco dopo ecco un ponte: è il medesimo già incontrato in precedenza. Anche questa volta non va attraversato ma si prende a destra passando inizialmente sull’erboso bordo del canale, per poi deviare verso la sterrata che si percorre verso sinistra.
Superato un punto con inquietanti occhi (di legno) e musi di lupi, utili per il racconto che accompagna i “piccoli camminatori”, si arriva ad una radura dove si deve prestare attenzione: si deve andare dritti e imboccare il sentiero che in forte salita tra i faggi porta ad una strada asfaltata.
Si segue l’asfalto a sinistra, in discesa, superando il canale con un ponte per poi deviare quasi subito su una sterrata a destra che porta sulle rive del lago di Molveno (835 m).

Ora si riprende il giro di questo grande lago andando verso destra. Più avanti si tocca un punto molto suggestivo, con un grande masso adiacente ad alcuni salici nati nell’acqua che creano scorci di grande suggestione emotiva.
Poco prima di questo masso si prende l’ampio sentiero che risalendo un poco permette di proseguire nel giro del lago percorrendo un ampio sentiero ben evidente che passa poco sotto la strada asfaltata. Il sentiero segue fedelmente le rive del lago ma procede con andamento altalenante avvicinandosi alle acque verdi e allontanandosi per poi riavvicinarsi e così via, a volte passando su passerelle metalliche.
La vista è meravigliosa e abbraccia il lago, la cascata e le cime severe del gruppo del Brenta, mantenendosi sempre al limite degli alberi a maggioranza di faggi mentre in alcuni punti suggestivi salici crescono sui massi nell’acqua, creando veri e propri suiseki naturali.

Si incontra un unico bivio evidente: a destra sale subito sulla strada (cartello “parcheggio bus lungolago”) mentre a sinistra percorre ancora un tratto di sentiero lungolago superando un tavolino, per risalire sulla strada asfaltata più avanti.
La si attraversa imboccando la stradina in salita che procede verso sinistra, tenendosi a monte della strada e percorrendo un tratto molto ombroso e con panchine ma un po’ chiuso come panorama. Il sentiero si innesta su una strada in cemento che in discesa abbastanza accentuata porta sulla strada asfaltata all’altezza di un hotel. Prestando molta attenzione si deve attraversare la statale per prendere, proprio davanti al cancello di ingresso dell’hotel, una bella sterrata di nuovo in bosco piacevole che porta proprio sulle rive del lago.
Il piacevole tracciato fa arrivare nei pressi del ponte che permette di attraversare il punto di giunzione tra il lago di Molveno ed il piccolo lago di Bior. Una volta al di là si scende verso sinistra, imboccando la stradina che porta alle piacevoli spiagge di Molveno da cui, dopo la meritata pausa, si può fare ritorno al punto di partenza.

2.1 I Fortini di Napoleone

Anello Lago di Molveno e Nembia-punto di vista dai fortini

Il complesso fortificato sulla cima del Doss Corno viene chiamato “Fortini di Napoleone” ma, in realtà, andrebbe chiamato “contro Napoleone” poiché fu approntato dagli austriaci proprio per tenere lontano le truppe francesi. Già nell’antichità il luogo era uno strategico punto fortificato ma si deve attendere il Settecento per avere una struttura più articolata utilizzata fino alla Grande Guerra.

2.2 Lago di Nembia

passerella in legno sul lago di Nembia

Lago di Nembia La sua origine risale a tremila anni fa, quando una frana bloccò la valle dando origine anche al lago di Molveno. Fino agli anni Cinquanta era alimentato da sorgenti sotterranee ma dopo il 1952 l’area venne modificata dai lavori per il sistema idroelettrico del Sarca ed il lago si prosciugò. Si dovette attendere gli anni Novanta per avere una riqualificazione del sito ed il delizioso laghetto attuale.

3 Informazioni utili

Escursione ad anello lunga ma facile, varia e piacevole adatta anche a famiglie con bambini. Lungo il percorso si trovano diverse fontane .
Turismo Trentino, www.visittrentino.info
Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella, www.visitdolomitipaganella.it
Turismo Molveno: https://www.molveno.it/it

Annalisa Porporato e Franco Voglino
Annalisa Porporato e Franco Voglino

Travel writers della provincia di Torino, appassionati trekker, fotografi e collaboratori di riviste di escursionismo, viaggi e magazine con tematiche family friendly. Hanno mappato e sviluppato percorsi a piedi per numerosi enti del turismo italiano ed europeo. Da sempre viaggiano in modo autonomo vivendo i ritmi lenti del cammino, così da avere il tempo di crearsi un sogno. Passione che si è concretizzata nella stesura di numerose guide escursionistiche con vari editori. Ultimamente si stanno occupando di percorsi Benessere e Forest bathing nelle regioni e parchi d’Italia.



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