In provincia di Arezzo c’è il borgo dove si è consumata una delle battaglie più importanti d’Italia: a piedi tra storie di cavalieri e leggende antiche

Alessio Gabrielli  | 24 Ott 2024
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Eccoci, siamo ad Anghiari, chiudiamo gli occhi e sentiamo di nuovo quelle grida, il dolore, la storia che si consuma. È il passato, ma non scompare col solo passare del tempo. Certe ferite rimangono, cicatrici testimoni di un segno che la storia non può cancellare. La ferocissima battaglia di Anghiari si è consumata proprio qui, in questo borgo in provincia di Arezzo che noi ora andremo a scoprire insieme.

Il segno indelebile che ha lasciato la battaglia di Anghiari

Quando si vince una guerra, si hanno perso anche moltissime battaglie. Fu nel 1.440 che avvenne una delle battaglie ricordate come tra le più sanguinose, veloci e violente della storia: la battaglia di Anghiari. La guerra era tra milanesi e fiorentini. I fiorentini vinsero, in appena meno di 24 ore. Letteralmente dal giorno alla notte, il Ducato di Milano aveva subito la sua ferita più profonda. Una delle ragioni per le quali abbiamo molte informazioni al giorno d’oggi riguardo alla battaglia di Anghiari, è grazie al celeberrimo dipinto di niente poco di meno di Leonardo da Vinci.

Quel pezzo di racconto realizzato da quel genio indiscusso si trovava sulle pareti del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Purtroppo, il dipinto esistette solo per portare a termine il proprio scopo. Non abbiamo una singola traccia del capolavoro di Leonardo. Tuttavia, sappiamo che il Maestro non portò mai a compimento totale la sua opera, a causa di un problema nell’intonaco. Questa, purtroppo, non era una cosa nuova per il grande pittore.

Tecnica a fresco vs. tecnica a secco

Rappresentazione della Battaglia di Anghiari
Rappresentazione della Battaglia di Anghiari

La battaglia di Anghiari non è giunta fino a noi nella sua forma originale. Ma se parliamo di opere d’arte che si sono rovinate, ve ne è una di Leonardo che è ancora più celebre (anche per il soggetto rappresentato). Anche l’ultima cena di Cristo, infatti, subì importanti restauri per giungere fino a noi. Lì, il problema fu che Leonardo dipinse il suo capolavoro “a secco“, anziché “a fresco“. Il termine affresco deriva dal fatto che veniva steso l’intonaco sul muro, e non veniva fatto asciugare prima di iniziare a dipingere. La tecnica a secco consisteva invece nel far asciugare l’intonaco prima di iniziare a dipingere. Quest’ultima opzione, dava l’opportunità al pittore di ottenere molti più effetti realistici. Fu per questo che Leonardo Da Vinci scelse la tecnica a secco per la realizzazione del suo dipinto dell’ultima cena. Questo però, non permetteva all’intonaco di assorbire tutto il colore.

La tecnica a fresco era molto più durevole. Tuttavia, per fortuna, abbiamo le copie del dipinto di Leonardo rappresentante la battaglia di Anghiari. La più celebre, e forse anche la più bella, è quella di Pieter Paul Rubens, un bravissimo artista fiammingo. Possiamo ammirare nell’immagine sopra la bravura di Rubens nell’imitare lo stile di Leonardo. Lo vediamo specialmente nelle facce pienissime di espressività fino all’orlo, una cosa che il Grande Maestro ha studiato ed affinato per anni. È come se potessimo sentire il terrore uscire da questa bozza.

Il borgo dove si svolse la battaglia di Anghiari: vediamo l’arcobaleno dopo la tempesta

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La vista panoramica del borgo di Anghiari al calare del sole

Dopo la battaglia di Anghiari, il borgo che ha visto il terrore della morte è riuscito a rinascere. Ci troviamo all’estremo ovest della Toscana, in provincia d’Arezzo. L’aria è pulita, i palazzi storici da visitare sono talmente tanti che avremo davvero l’imbarazzo della scelta. Tra cultura e gastronomia, Anghiari è riuscita a diventare una meravigliosa fenice, rialzandosi dalla cenere, ed oggi è uno dei borghi più turistici della nostra amatissima Toscana.

Tra Palazzo Pretorio, il Castello di Montauto, il Castello di Pianettole…e poi il Museo della Battaglia e di Anghiari, dedicato in ampissima parte alla storia della battaglia e al meraviglioso dipinto di Leonardo. Troveremo anche strumenti che risalgono letteralmente all’uomo di Neanderthal, armi da fuoco dei tempi della Rivoluzione francese e sculture dell’epoca romana. Insomma, se vogliamo la cultura Anghiari non può deluderci. E poi, siamo in Toscana, la cucina è sempre un’assicurazione per il godimento delle nostre papille gustative.

Alessio Gabrielli
Alessio Gabrielli

Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.



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