Il borgo del ferro e del fuoco è il vero gioiello della Lombardia da scoprire in autunno

Antonia Festa  | 23 Ott 2025

Una storia che si radica in un tempo misterioso, un tempo che ha lasciato le sue orme. Esattamente come il paziente lavoro della pioggia nelle grotte carsiche. Il soprannome che potremmo dare a questo borgo è già una presentazione: Gromo, il borgo del ferro e del fuoco. Addentriamoci allora nelle Alpi della Lombardia sino a raggiungere questo luogo storico con un’origine che, per quanto sembri lontana, rimbomba sempre nell’eco delle mura delle sue case.

Gromo, una storia come poche altre

Ci troviamo in collina, in provincia di Bergamo, a 676 metri sul livello del mare. Il nome di questo borgo incantato deriva dalla parola latina Grumus, che significa altura. La prima fiamma della storia di Gromo parte nel 50 a.C., quando i Celti si insediarono in questa zona. Furono loro a estrarre per primi il ferro dalla roccia. Ebbene sì, partiamo da questo arcano tempo il cui riverbero sembra ancora raggiungere le nostre orecchie. Nel 1000 d.C., un membro della famiglia Ginami, a causa di un conflitto con il proprio casato a Bergamo, decise di risalire la Valle Seriana con i suoi seguaci, prendendo possesso di Gromo. In particolare, è il 12 febbraio 1267 la data a cui si fa risalire la nascita del comune di Gromo.

L’industria è sempre stata il fulcro dell’economia di questo borgo fatato, sino al 1666, quando un’alluvione lungo la Valle del fiume Goglio mise in ginocchio l’intera zona. Iniziò un lungo periodo di declino, fino al momento in cui Gromo si rialzò definitivamente, a partire dagli anni 50 del ‘900.

Castello Ginami: una meraviglia da non perdere nel borgo del ferro e del fuoco

La storia di Gromo è certamente affascinante e, tra edifici civili e religiosi, sono molti i luoghi da visitare. Tra tutti, spicca il Castello Ginami, costruito su commissione della famiglia Ginami dei Licini e portato a termine nel 1276. Questo magnifico edificio si innalza su uno sperone roccioso, sopraelevato, come ogni fortezza che si rispetti. Questo stratagemma serviva per ragioni di difesa. Da questo luogo, si può vedere scorrere il fiume Serio, immaginando quel rumore che entra nelle nostre vene per cullare l’anima.

Oggi il castello è diventato un ristorante, ma il suo interno ci sussurra ancora la sua storia. Un meraviglioso lampadario in ferro battuto porta il cigno, stemma del Comune di Gromo. Cenare al lume di candela in questo posto è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita: un’aura di mistero ci abbraccerà mentre respiriamo quell’aria di magia che invade le nostre narici.

Un inno al patrono di Gromo: la chiesa parrocchiale di San Giacomo

Un perfetto modo per rendere onore al santo patrono di Gromo, festeggiato il 25 luglio, è visitare la chiesa parrocchiale di San Giacomo, collocata sull’antica via tra Bettuno, Boario e Ripa. Fu costruita nel XIII secolo e si sviluppa su varie parti, a seguito di aggiunte e integrazioni che l’hanno portata alla forma attuale. L’interno ci parla di un passato romanico, con tre navate, accarezzato da alcune parti rinascimentali, come il battistero, e barocche, come le navate laterali e il presbiterio.

Al suo interno, ci stupisce con moltissimi elementi assolutamente degni della nostra attenzione: il fonte battesimale è cinquecentesco e troviamo un ciclo pittorico realizzato da Antonio Cifrondi, alcune tele sono sicuramente da attribuirsi alla seconda metà del ‘700, con uno stile veneto perfettamente riconoscibile. Le reliquie giocano, come al solito, un ruolo assolutamente fondamentale. L’altare ligneo è un esempio lampante che ci mostra lo stile della scuola del Fantoni.

Antonia Festa
Antonia Festa

Giornalista pubblicista e giurista, con la passione per il teatro e il trekking. Col mio lavoro mi impegno a esplorare e analizzare a fondo e in maniera trasversale le dinamiche sociali e intellettuali della nostra epoca, per una comunicazione efficace e coinvolgente, che consenta a tutti di avere libero accesso anche alle notizie più tecniche e complesse.

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