La prima volta che sono entrato nelle Foreste Casentinesi era ottobre. Non serviva la mappa per capire che qui l’autunno è di casa, appena scendi dall’auto senti subito l’odore umido delle foglie e quel fresco che pizzica il naso. Ho iniziato a camminare piano, quasi per non disturbare. Il rumore sotto gli scarponi era costante, un fruscio secco, come se ogni foglia volesse farsi sentire.
Il parco si allunga tra Toscana ed Emilia-Romagna. È grande, vasto, e ha qualcosa di diverso dagli altri boschi. Forse sono le faggete immense, riconosciute come patrimonio UNESCO, che danno l’impressione di essere dentro a una cattedrale naturale. Forse è il silenzio, che qui non è mai davvero vuoto: c’è sempre il verso di un uccello, il rumore lontano di un ruscello, a volte persino il bramito di un cervo.
E poi ci sono i luoghi che non ti aspetti in mezzo alla foresta. L’Eremo di Camaldoli è uno di quelli: arrivi e tutto sembra fermarsi, come se il tempo avesse deciso di restare lì. Lo stesso succede alla Verna, con il santuario arroccato sulla roccia, circondato dai boschi che in ottobre sembrano in fiamme. Non serve essere credenti, è l’atmosfera stessa a colpire.
Ho seguito il percorso che porta a Camaldoli. È semplice, non richiede grandi sforzi, ma è uno di quei sentieri che ti restano dentro. I faggi altissimi filtrano la luce in modo strano, a volte calda, a volte quasi irreale. Ogni passo era una foto che avrei voluto scattare.
Chi ha più voglia di salire può puntare al Monte Falterona. Io ci sono stato un’altra volta: dalla cima lo sguardo spazia su valli e crinali tutti coperti di boschi. In autunno sembrano onde colorate, rosse, gialle, arancioni. E sapere che lì nasce l’Arno dà un tocco in più, come se la storia iniziasse proprio sotto i tuoi piedi.
E poi c’è il Cammino di Francesco, che attraversa questi boschi con un passo lento. Non l’ho percorso tutto, solo un tratto, ma già bastava per capire che non è un semplice trekking. È un modo diverso di camminare, quasi meditativo.
Una delle cose che mi piacciono delle Foreste Casentinesi è che non sono solo boschi. Dopo aver camminato puoi scendere in valle e fermarti in un borgo. A Poppi il castello domina la vallata e regala uno dei panorami più belli. A Stia invece mi sono seduto in una piccola trattoria: un piatto di zuppa calda e funghi appena raccolti. Semplice, ma perfetto dopo ore tra i sentieri.
Quello che porto a casa delle Foreste Casentinesi non è un singolo luogo. È l’insieme: i colori, i profumi, i borghi, i santuari. Non serve un grande trekking per capirlo, anche una camminata breve ti fa sentire parte di qualcosa di più grande. L’autunno qui non è solo una stagione, è un’esperienza che ti accompagna anche quando torni a casa.
Sono Alessio Gabrielli, ho 27 anni. Laureato magistrale presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Mi occupo dal 2022 di creare contenuti web per il sito GoodTrekking portando avanti la mia passione per il trekking e l'outdoor
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