
Luogo di sorprendente bellezza, dove respirare l’aria buona di montagna e i sapori gustosi della tavola, qui Bellinzona mostra le sue radici autentiche
Bastano 6 minuti per lasciare il centro storico di Bellinzona e raggiungere la stazione a valle della funivia che collega il villaggio di Monte Carasso a Mornera. Una piccola struttura da cui salire su cabine moderne, da 8 posti, che con velocità e autonomia conduce fino ai 1350 metri del borgo di montagna di Mornera. La nostra fermata du jour, però, è intermedia e richiede 3-4 minuti al massimo di viaggio: la risalita si arresta ai piedi di un piccolo nugolo di case in pietra a quota 612 m s.l.m., perfettamente conservate (e scopriremo poi perché), su cui aleggia un’aria rilassante, una tradizione che è stata riportata alla luce, un ambiente che è anche di gusto. Curzútt è un luogo diverso, l’emanazione di una città che con le sue montagne ha avuto un rapporto complice, di dipendenza funzionale e affettiva, che è tornata a vivere i suoi luoghi ancestrali e li ha resi accessibili alla vasta platea di turisti che raggiungono la capitale del Canton Ticino per assaporarne luoghi di immediata visibilità e angoli più intimi e segreti. Proprio come il borgo di montagna che andremo a scoprire.

Foto di Stefano Maria Meconi
Fino al 1700, la mancanza di un sistema di regimentazione delle acque del fiume Ticino rendeva tutta la vallata su cui oggi insiste Bellinzona soggetta ad alluvioni. Non solo: le acque stagnanti erano anche pericolose per la salute e portatrici di malattie. Fu così che la popolazione decise di stanziarsi sul Monte Carasso, raggiungendo verso la fine del ‘500 le 700 unità, che scelsero questo luogo di mezza montagna per proteggersi, non dai nemici (Bellinzona si era spontaneamente consegnata alla Confederazione a fine XV secolo) ma bensì dalla natura avversa. Un luogo dove vivere, di allevamento e di agricoltura, basato sulla presenza di un nugolo di case intorno alla chiesa di San Barnárd, edificio di culto rimasto in uso nel tempo e che oggi appartiene ai Beni di Importanza Nazionale riconosciuti dalla Svizzera nel Canton Ticino.
Con le bonifiche occorse nel ‘700, Curzútt venne abbandonato, e rimase nel dimenticatoio per ben più di due secoli. Fu solo nel 1998 che un gruppo di amici decise, attraverso la creazione della fondazione Curzútt – San Barnárd, di dare vita a un progetto ambizioso: ristrutturare gli edifici dell’antico borgo, dargli una nuova vita e rivitalizzare il comparto dell’accoglienza non trasformando queste abitazioni in un museo a cielo aperto, ma in un luogo vivo e vitale. Per farlo, hanno fatto ricorso al programma occupazionale dell’edilizia del Canton Ticino, che ha permesso di intervenire innanzitutto sulle esigenze più pressanti (approvvigionamento di acqua potabile ed energia elettrica), e poi sul tessuto infrastrutturale (canalizzazioni, connessioni telefoniche e internet etc.) e sul recupero del patrimonio ambientale fatto di vigneti, selve castanili e sulle ampie riserve forestali.
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Qualche anno dopo, nel 2002, nascono l’Ostello Curzútt e il Ristorante, ambienti con la duplice funzione di dare vita al nucleo originario e di creare un polo di aggregazione che possa vivere attraverso l’organizzazione di eventi e iniziative di vario genere. Risale invece al 2015 il progetto cardine di questa zona, il Ponte Tibetano Carasc: un investimento del valore di 1,5 milioni di franchi svizzeri, per una infrastruttura lunga 270 metri e alta sul fondovalle 130, che permette di unire Curzútt e San Defendante creando un itinerario ad anello particolarmente suggestivo ed emozionale.
Negli ultimi anni, poi, la zona si è arricchita di due nuovi poli attrattivi, che coniugano storia e modernità:

Foto di Stefano Maria Meconi
Sono sempre più i visitatori che partono, nei mesi autunnali, alla volta di percorsi e destinazioni caratterizzate dalla bellezza della natura che cambia colori, si trasforma e si “acclimata” all’arrivo dell’inverno. Il cosiddetto foliage è un fenomeno turistico e sociale che si fa sempre più pressante, che spinge le destinazioni a reinventarsi nella loro offerta ricettiva e di proposte esperienziali o, sfruttando ciò che già le caratterizza, a creare pacchetti “fall-oriented”. Qui, tra i boschi di castagni di Curzútt, la natura che cambia la si ritrova anche nell’esperienza food, fatta di un mix di prodotti tipici del territorio ticinese e di specialità che uniscono la Svizzera ai paesi vicini, particolarmente Italia e Francia.
E così, nel menù dell’Ostello ritroviamo fegato d’anatra (il ben noto foie gras di gusto francese) servito con mostarda di fichi e pan brioche alle noci, gli gnocchi con castagne glassate e crema di zucca (un omaggio a una specialità della cucina italiana, soprattutto del Nord) e un’attenzione particolare alla selvaggina, che tra i secondi compare sotto forma di cervo, cinghiale e capriolo.
Ogni pasto che si rispetti nel Ticino è accompagnato da una selezione omnicomprensiva di vini locali. Sì, perché questo territorio, sebbene non raggiunga i volumi produttivi delle nazioni vicine, è interessante nella quantità e qualità di ciò che finisce in bottiglia. Merlot come uvaggio preponderante, ma anche Chardonnay, Bondola e l’ancora poco noto (almeno al grande pubblico) Sauvignac, un mix di Sauvignon Blanc e Riesling. Il cantone italiano fa parte dei territori svizzeri del vino che includono Basilea, Argovia, Zurigo, la regione dei Tre Laghi e il Vaud, Ginevra e il Vallese: 56% rosso e 44% bianco, nel paese si producono circa 100 milioni di litri di vino (dato 2022), una goccia rispetto ai quasi 44 milioni di ettolitri (4,4 miliardi di litri) che si producono in Italia.
Oltre che seguendo il percorso tracciato dalla funivia di Monte Carasso, il Curzútt si può raggiungere comodamente anche a piedi, percorrendo i sentieri che lo uniscono alle frazioni di Sementina e Monte Carasso, entrambe sul fondovalle e appartenenti al territorio comunale di Bellinzona. Il Ponte Tibetano è al centro di un sentiero della durata di 3 ore e mezza che passa per Monte Carasso, Sementina, San Defendente, Ponte Tibetano, Chiesa di San Barnard, Nucleo di Curzútt, Chiesa SS. Trinità, Monte Carasso.
Infine, esiste un servizio di shuttle bus che unisce Monte Carasso, Curzutt (da dove muovere a piedi verso S. Barnard e il Ponte Tibetano), Pientina e Mornera, utile per chi vuole alleggerire la visita oppure, di ritorno da un pranzo in alta quota, proprio non se la sente di camminare: anche se ne vale davvero la pena!
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