Civita di Bagnoregio, uno dei borghi più belli del Lazio e d’Italia ma anche un’esperienza di trekking urbano in quella che è ormai conosciuta come la “città che muore”.
Ci si arriva solo a piedi, percorrendo in salita un ponte di cemento armato, lungo circa 300 metri, che porta a questa collinetta dove sorge: Civita di Bagnoregio la si nota però anche da lontano, nella sua solitaria e decadente bellezza, una sorta di isola, rossa sopra e bianco-crema sotto, ovvero tufo e argille.
Un fascino legato proprio a questa alternanza di rocce, che la condanna a un destino di grande instabilità: la placca tufacea su cui è costruita rimarrà fino a che le argille sottostanti non saranno completamente erose fino a far crollare il tutto.
Con un contorno di un paesaggio quasi lunare, caratterizzato da formazioni argillose imponenti, i calanchi, dalle creste sottili e dai fianchi sempre lì lì per essere portati via dall’avvicendarsi del tempo, dell’alternanza di freddo e caldo, di pioggia e vento. Per questo nel 1900 lo scrittore Bonaventura Tecchi definì Civita “la città che muore”.
Civita di Bagnoregio dista circa 120 chilometri da Roma e 30 da Viterbo, alla cui provincia appartiene. Per chi viene dalla Capitale, si segue la Via Cassia (SR2) in direzione di Viterbo e, una volta giunti nella splendida Città dei Papi, si prosegue verso Montefiascone (alle porte del Lago di Bolsena) e si prende la SR71. In alternativa si segue la SP5 fino a Celieno e successivamente la SP6 per Bagnoregio.
Una volta raggiunto il comune di Bagnoregio vi è un ampio parcheggio, dal quale poi si prosegue unicamente a piedi per raggiungere lo splendido borgo di Civita, posto sullo sperone roccioso che l’ha reso celebre nel mondo.
La cittadella ha subito tanti crolli nel corso della sua storia, che hanno ridotto la parte superiore della collina su cui è edificata. Anche i terremoti, soprattutto quello del 1738, hanno contribuito alla progressiva scomparsa del materiale delle pareti perimetrali.
Così, via via, la gente ha abbandonato il luogo, spostandosi più sotto, a circa un chilometro dove sorge Bagnoregio. Qualcuno però è rimasto, altri, soprattutto artisti, sono venuti ad abitare qui per difendere l’identità di un luogo fondato dagli etruschi 2500 anni fa, destinato alla scomparsa, poiché il processo di erosione sull’argilla non si ferma, è stato stimato di circa 7 centimetri all’anno.
A Civita di Bagnoregio più che mai vale la frase “il tempo si è fermato”.
Appena si sale, ovunque ci si giri il panorama è speciale: Civita è ormai un balcone da cui ammirare a 360° il territorio della Maremma Laziale. Lo sguardo si posa sulla Valle dei Calanchi e il suo aspetto così fascinosamente desolato ma anche su tutte le costruzioni realizzate prevalentemente in tufo, con scalette esterne e qualche balconcino che soprattutto in estate si arricchisce di flora dai colori vivaci.
Ad accogliere i visitatori, dopo essere arrivati in cima al ponte e aver attraversato la porta di Santa Maria con la sua loggetta a tre arcate ornata da leoni in pietra e teste umane, è lo stile medioevale-rinascimentale, con edifici non alti, stradine e piazzette. A parte le case ancora abitate, al piano terra ci sono i locali occupati da punti di ristoro e da botteghe artigiane.
Un’occhiata al Museo Geologico e delle Frane, nel palazzo rinascimentale degli Alemanni, per capire qualcosa di più sul “perché geologico” della fine annunciata di Civita. Tra le costruzioni, è sicuramente la chiesa di San Donato, sulla piazza omonima, a farsi vedere con il suo alto e slanciato campanile romanico: è a tre navate e all’interno c’è un Crocifisso di legno del 1400, dalla fama miracolosa, perché avrebbe salvato gli abitanti dalla peste del 1499.
Dirigendosi nella parte orientale di Civita, da visitare la grotta di San Bonaventura (che era una tomba etrusca), uno dei maggiori biografi medioevali di San Francesco: era nato qui con il nome di Giovanni di Fidanza, e, malato, fu miracolato dal santo di Assisi.
Salendo tutto il corso principale di Civita si arriva sul Belvedere dove si possono ammirare i cosiddetti Ponticelli, muraglioni di argilla che si sono formati nel tempo e che mostrano le diversità litologiche con cui si sono formati.
Per fermare negli occhi, nel cuore e nello smartphone/macchina fotografica una prospettiva notevole di Civita di Bagnoregio, si consiglia di fermarsi al belvedere vicino al Convento francescano di Bagnoregio, prima di arrivare al posteggio e al ponte che porta al borgo, da visitare in una giornata, fermandosi non solo a godere del panorama ma anche assaggiando i piatti della cucina locale.
Sono Alessio Gabrielli, ho 25 anni. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Tor vergata. Sto proseguendo gli studi presso l'Università La Sapienza di Roma in Media, comunicazione digitale e giornalismo.
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