La Liguria ci ha stregati con il golfo dei poeti, ci ha deliziati, ci ha fatti sognare. Ora siamo pronti per un’altra ondata di magia, siamo pronti per sentirci avvolti da un passato che è restato per abbracciarci. Ecco che il borgo di Granarolo Alta ci sorprende, ci fa sognare. Andiamo dunque alla scoperta di questo piccolo quartiere di Genova, per godere di una vista dalla collina che ci toglie il fiato e ci regala emozioni a non finire.
L’unico modo per raggiungere Granarolo Alta è una cremagliera. Questo mezzo di trasporto potrebbe sembrare una macchina del tempo. Stiamo salendo su un marchingegno datato al 1.928! Si tratta di una carrozza sola che riserva 45 posti, completamente realizzata in legno. La direzione di questo pezzo di storia si decide tramite un volante a leva che potrebbe assomigliare a quello di una nave. Una volta arrivati, la nostra visita prosegue tra mura antiche, la porta di Granarolo e le torri ottocentesche. Le mura vennero costruite tra il 1.626 e il 1.632, a seguito della fallita invasione del duca di Savoia Carlo Emanuele I, al fine di difendersi da eventuali future minacce. Ove c’è l’antica strada per la Val Polcevera, all’interno delle mura, si erge la porta di Granarolo Alta. Per anni è rimasta in stato di abbandono, sino a quando è stata ripulita da volontari del C.A.I. di Sampierdarena. Le torri ottocentesche, invece, sono al di fuori delle mura. Fu il governo sabaudo a pianificane la costruzione attorno al 1.820.
La tradizione vuole far risalire il toponimo “Granarolo” alla famiglia Ariolo, semplicemente con l’aggiunta del prefisso “Gran”. Anticamente, erano i benestanti genovesi a risiedere in questo luogo. Era situato lungo la via medioevale che dall’antica porta di San Tomaso portava verso la Val Polcevera. Come abbiamo già visto, tra il 1.626 e il 1.632 avvenne la costruzione delle mura del borgo. Successivamente, durante l’epoca fascista, venne installata una radio dalla quale la mattina del 26 aprile 1945 il comandante partigiano Pittaluga dichiarò la resa della guarnigione tedesca che occupava Genova. Sino alla metà del Novecento, questo quartiere viveva principalmente della vendita di prodotti contadini. È stato il secondo dopoguerra a portare espansione edilizia e modernità a Granarolo Alta. Ad ogni modo, qualunque modernizzazione non potrà mai portare via quell’aura di mistero ed antichità. Ci basta osservare le mura. Ci basta osservare le torri. Osservando bene, capiremo che ci troviamo in uno dei borghi più magici della Liguria. Specialmente l’esperienza di arrivare a Granarolo Alta, è una prova dell’immortale aura di passato che non se ne andrà mai.
Credit dell’immagine in evidenza: it.wikipedia.org
Credit dell’immagine nel secondo paragrafo: it.wikipedia.org
Emma Valenti, della provincia di Trento, residente nel Parco Naturale dell'Adamello Brenta, da sempre appassionata di trekking e laureata in Beni Culturali. Promotrice del cammino meditativo, che ci aiuta a riappropriarci della centralità dell'anima.
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